Blackout, si spegne l’Asia centrale: il buio minaccia anche l’Europa

Un danno non meglio specificato alla rete generale dell’Uzbekistan avrebbe provocato un’interruzione a catena. Ma l’ombra del blackout è sempre più minacciosa.

 

In un mondo provato da due anni di pandemia, logorato ai fianchi dalla crisi economica e ancora alle prese con l’aumento del costo della vita, di scenari apocalittici non c’è davvero bisogno.

Blackout Asia
Foto © AdobeStock

La questione blackout totale, tuttavia, è da prendere decisamente sul serio. Più in generale, sarebbe bene non sottovalutare l’allerta sulla crisi energetica, dal momento che alcune zone del mondo hanno letteralmente iniziato a spegnersi. E’ successo a Berlino e, di nuovo, è successo in Asia centrale. Alcune delle ex Repubbliche sovietiche dell’Asia centrale hanno sperimentato gli effetti del deficit di approvvigionamento energetico che rischia di investire anche l’Europa. Tashkent e Biskek, rispettivamente capitali dell’Uzbekistan e del Kirghizistan, si sono ritrovati nel bel mezzo di un down del sistema elettrico, ufficialmente dovuto a un incidente sulla rete generale. Stessa cosa anche ad Almaty, una delle maggiori città del Kazakistan.

Secondo quanto riportato dalla stampa locale, il blackout avrebbe interessato le varie province dei Paesi interessati. Non molti i dettagli forniti però. Secondo il Ministero dell’Energia uzbeko, si è trattato di un danno alla rete di distribuzione del Paese. Come nel caso di Berlino, però, a sorprendere sono le tempistiche. La prospettiva di un blackout generale è stata avanzata in diverse parti del mondo, vista la difficoltà nel sostenere sia i costi delle materie prime che la loro distribuzione. Una delle ragioni che hanno portato all’aumento delle bollette e che, nel prossimo futuro, potrebbero portare a dei pesantissimi deficit di energia.

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Blackout in Asia centrale: cosa rischia l’Europa

La nota ministeriale arrivata dall’Uzbekistan ha tranquillizzato solo fino a un certo punto. Ufficialmente, il danno (non meglio specificato) subito dalla rete generale, ha portato a una concatenazione di eventi, con un repentino abbassamento della tensione e della frequenza su non meno di 530 linee dal Kazakistan. In pratica, gli eventi sarebbero collegati. L’interruzione della corrente ha interessato principalmente le regioni di Almaty, Shymkent, Taras, Turkestan e persino l’aeroporto internazionale di Manas, nella capitale kirghisa, sarebbe rimasto al bui. Solo un generatore di emergenza ha consentito allo scalo di continuare a operare, sia pure a metà regime.

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A spaventare non è solo la prospettiva di un blackout ma anche la capacità di reazione di un’economia già duramente messa alla prova da una crisi inattesa e con pochi precedenti. Un timore legittimo anche se le possibilità che l’intero Vecchio continente finisca al buio sono decisamente rade. E’ vero però che la diminuzione delle forniture potrebbe assestare un colpo potenzialmente decisivo, specie se fosse la Russia a chiudere le condutture oltre il Volga. In questo senso, preoccupano le tensioni in Ucraina, con riverberi geopolitici che potrebbero dire la loro anche sul quadro energetico. A ogni modo, cedere il passo a una psicosi collettiva non è contemplato. In Spagna, ad esempio, alcuni mesi fa si era verificato un assalto ai prodotti primari, per contrastare un’eventuale emergenza. Per il momento meglio non esagerare.

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