ITA, il prezzo del decollo: i primi numeri del dopo Alitalia

A due mesi dal debutto, ITA Airways sembra aver rispettato le aspettative, specie sul fronte assunzioni e Ccnl. Il futuro resta fisiologicamente un altro discorso.

ITA costi
Foto: Web

Obiettivo numero uno: evitare la strada che ha decretato la fine di Alitalia. ITA Airways ha già festeggiato i due mesi dal primo decollo (15 ottobre 2021), il quale ha di fatto chiuso la storia ultra-settantennale dell’ormai ex compagnia di bandiera. Nuove livree, nuove flotte e persino un nuovo nome, ancora più semplice del precedente. E, soprattutto, un piano imprenditoriale che prometteva bene, perlomeno in ottica futura, a cominciare dalle quasi 3 mila assunzioni previste e ampliamento progressivo dei collegamenti internazionali. Una lista di buoni propositi che, chiaramente, non possono essere raggiunti in un così breve lasso di tempo. Anche perché, memori della precedente esperienza, finita con un aggravio di 13 miliardi sulle casse dello Stato, fra le priorità c’è quella di andare cauti.

Non più di tanto però. Lo stato maggiore di ITA deve fare i conti non solo con le promesse ma anche con la realtà dei fatti. La quale, almeno per il momento, sembra rispondere alle speranze riversate nella nuova compagnia. Secondo i dati di Eurocontrol, organizzazione non governativa partecipata da 41 Stati europei, il decollo di ITA sarebbe in linea con le aspettative e non solo sul piano meramente tecnico. Proprio sul fronte assunzioni, sembra che le premesse siano state rispettate, anche se fisiologicamente non ancora in toto.

ITA, i primi numeri: mini-bilancio sulle assunzioni dopo due mesi

I numeri sembrano confortare la visione speranzosa che ha accompagnato il passaggio da Alitalia alla nuova compagnia. La quale avrebbe già operato 2.141 assunzioni, ovvero più del 76% di quelle previste sul fronte dell’implementazione della forza lavoro. Il piano era infatti di allargare il bacino fino a 2.800 dipendenti in più, oltre che di allargare il raggio dei voli. Nei giorni scorsi, ITA Airways e i sindacati hanno raggiunto l’intesa anche sul contratto collettivo del lavoro, chiudendo il periodo di impasse andato avanti da settembre, dopo l’interruzione delle trattative sulle condizioni di impiego. Su questo fronte, per tutti i dipendenti sarà introdotto il premio di risultato (pari al 15% del livello retributivo e su base semestrale), calcolato sulla base della redditività economica aziendale e la soddisfazione del cliente. Quest’ultima, a sua volta, sarà misurata attraverso il certificato Net Promoter Score (NPS).

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Lo stesso direttore esecutivo di ITA, Alfredo Altavilla, ha espresso soddisfazione per l’accordo sul Contratto nazionale del lavoro che “non veniva rinnovato da cinque anni”. Un piccolo calo si registrerebbe invece sui collegamenti, scesi su una media di 200 al giorno dopo i 240 toccati in novembre. Su questo fronte, però, si lavora all’immissione di nuovi velivoli e all’estensione delle tratte. Il che dovrebbe rimettere in paro la mini-flessione a stretto giro. Quel che preoccupa maggiormente, semmai, sono le spese del futuro. Alcune delle quali proprio volte ad adeguare standard e costi, aumentati anche con l’allargamento della compagnia. Al momento, considerando anche i 90 milioni impiegati per il solo acquisto del marchio Alitalia Spa, i costi statali, secondo Eurocontrol, si attesterebbero attorno ai 700 milioni. Con una stima di 3 miliardi entro i prossimi anni. Ai viaggi e alla buona gestione il compito di far tornare tutti i conti quando sarà il momento.

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