Allevamenti di visoni chiusi entro 6 mesi: le ripercussioni per le aziende

Le linee guida dell’emendamento alla legge di bilancio per quanto riguarda la chiusura degli allevamenti di visone. Il piano per aiutare le aziende del settore

Allevamenti visone
Fonte Adobe Stock

Gli allevamenti di visoni e di animali da pelliccia potrebbero presto sparire anche dal Bel Paese. In Europa questo passo è già stato compiuto, per questo l’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali presieduto dalla deputata di Fratelli d’Italia Michela Vittoria Brambilla, ha proposto in Senato un emendamento alla legge di bilancio. 

Le prime firme a sostegno dell’iniziativa sono  quelle delle senatrici Loredana De Petris di Liberi e Uguali e Gabriella Giammanco di Forza Italia. L’idea è quella di chiudere in via definitiva gli allevamenti di visone e affini ancora presenti sul territorio italiano.

Allevamenti visoni verso la chiusura forzata: quali aiuti potrebbero arrivare alle aziende

Al momento sono fermi per via dell’ordinanza del ministro della Salute generata dell’emergenza covid. Una decisione però va presa in breve tempo visto che la sospensione scade il prossimo 31 dicembre.

Inoltre c’è la necessità di garantire alle aziende del settore di ottenere degli indennizzi per tamponare lo stop e al tempo stesso riconvertire i propri impianti. Il testo depositato il 1 dicembre 2021 prevede la cessazione delle produzione di pellicce realizzate con animali entro il 30 giugno 2022.

In pratica è previsto l’immediato divieto di produzione per gli animali ancora detenuti evitando tassativamente di farli riprodurre. In cambio alle attività verrebbero erogati indennizzi parametrati sul numero di capi ancora presenti, sul fatturato dell’ultimo ciclo produttivo e sui costi sostenuti per la demolizione e riconversione delle strutture produttive.

Nell’emendamento si fa riferimento anche ad un’agevolazione per l’assegnazione da parte dei fondi del Pnnr destinati all’agrivoltaico e all’agrisolare.

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Un passo importante che in Europa hanno già fatto 19 paesi, così come testimoniato dalla senatrice De Petris. Ha fatto leva inoltre anche sul rischio contagi degli stabilimenti di produzione.

La Brambilla invece ha posto l’accento sulla questione animalista e sulla possibilità di mettere fino ad un scempio perpetrato a degli esseri indifesi solo ed esclusivamente in nome del lucro e della vanità. 

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