Battaglia sulla pensione: la mossa del Governo per arrivare a dama

Dialogo aperto sulla pensione ma i tempi stringono. Rafforzato Ape Sociale e Opzione Donna ma resta il tema dei pensionati futuri.

Pensione assegno Manovra
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Anche se la riforma vera e propria non c’è ancora, il tema della rivalutazione dell’assegno pensionistico farà rumore per tutto il 2022. Mettere d’accordo tutti non sarà per nulla semplice e pensare che tutto dovrà essere fatto in breve tempo, considerando che la Legge di Bilancio dovrà in qualche modo accontentare tutte le parti in causa. Il Governo che la butta giù e i sindacati che dovranno tutelare la condizione dei fruitori dei vari trattamenti di pensione. E negli ultimi giorni si va avanti a tavoli: nuovo appuntamento oggi stesso, per cercare di capitare come superare Quota 100.

Fermo restando che, per il 2022, dovrebbe comunque essere confermata Quota 102, anche se l’idea di allungare i tempi per riuscire a guadagnarsi la pensione non è piaciuta, nemmeno come versione temporanea. Ecco perché, nelle ultime due settimane, si è intensificato il dibattito in Manovra. L’unica cosa che appare certa, per il momento, è l’estensione degli strumenti per la pensione anticipata, dall’Ape Sociale a Opzione Donna.

Pensione, dibattito sull’assegno: cosa può cambiare in Manovra

In pensione a 62 o 63 anni. Una soluzione di compromesso ma riguardante solo una parte dei contribuenti. Anche perché il calcolo resta quello del sistema contributivo, con una zona d’ombra che include ancora tutti quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima della riforma del 1996. A ogni modo, il Governo sembra intenzionato a giocarsi la carta del rinnovo in formula non solo originaria ma addirittura più ampia di tutti gli strumenti di pensione anticipata. Inizialmente si era parlato di un allungamento dell’età necessaria per entrare nell’egida delle beneficiarie di Opzione donna. Decisione poi rimossa a seguito delle rimostranze, con proroga di un ulteriore anno alle condizioni precedenti (richiesta a 58 anni e con 35 di contributi). Una scelta che, a ogni modo, dovrà allo stesso tempo far quadrare i conti del bilancio pubblico.

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Il punto è che il sistema contributivo permetterebbe di risparmiare sulle pensioni e, in questo senso, a rimetterci saranno gli assegni. Si va da un 6% in meno per i dipendenti a un massimo del 13% per gli autonomi. Tuttavia, alcune previsioni fanno temere addirittura un tetto del 27% in meno. L’unico punto chiave per i sindacati riguarda lo stop alle decurtazioni per i pensionati futuri. Anche in questo caso, però, subentra il problema delle casse statali, che difficilmente sembra poter sopperire al gap. A questo punto si tornerebbe a Quota 102, con durata limitata in attesa della riforma del 2023. Sempre che il problema non si ripresenti.

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