Casalinghe ma lavoratrici: coi contributi volontari si va in pensione

Un lavoro a tutti gli effetti, anche se domestico. Un Fondo di pensione per le casalinghe esiste da tempo ma non tutti sanno come funziona.

Pensione casalinghe
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Non è un lavoro ma è… un lavoro. Chi l’ha detto che fare la casalinga sia un modo di vivere di tutto riposo? La casa, come si dice, è un impegno estremamente gravoso. Specie perché chi si ritrova a condurre questo tipo di vita, nella maggior parte dei casi finisce per farlo per scelta. Accudire la famiglia e, di conseguenza, badare alla casa magari per permettere al consorte di andare avanti nel proprio lavoro. Molto spesso, quindi, si tratta di un sacrificio a tutti gli effetti. E, per questo, da tempo è stata adottata una soluzione per garantire anche a questa categoria una vera e propria pensione.

Anche per le casalinghe sarà quindi possibile accedere a un assegno pensionistico, versando dei contributi volontari. E questo pur senza essere inquadrate come lavoratrici dipendenti. L’assegno previdenziale potrà essere ottenuto una volta raggiunto il limite di età di 57 anni. I contributi dovranno essere convogliati nel Fondo casalinghe Inps, istituito per coloro che “svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari”. Ossia, chi svolge delle mansioni considerate dei lavori senza che vengano retribuite come tali.

Pensione alle casalinghe, come maturare l’assegno previdenziale

L’iscrizione al fondo pensionistico per le casalinghe è facoltativo. Aderendovi, l’importo dell’assegno pensionistico verrà calcolato in base al sistema contributivo, tramite un versamento di 25,82 euro per almeno 60 mesi. Un metodo di contribuzione valido già dal 1997 e al quale possono iscriversi casalinghe di età compresa fra i 15 e i 65 anni. Il tutto rispettando determinati requisiti, che vanno dall’assenza di una forma di pensione diretta percepita all’esercizio di un lavoro in famiglia non retribuito né soggetto a vincoli di subordinazione. Inoltre, le titolari non devono figurare in attività lavorative per le quali vige l’obbligo di iscrizione ad altro ente o cassa previdenziale.

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Il versamento minimo, come detto, è di 25,82 euro. Per questo, con un contributo annuo di 154,92 euro, si maturerà il diritto a 6 mesi di contribuzione. Sessanta mesi minimi saranno necessari al fine di guadagnare il diritto all’assegno previdenziale. La domanda di iscrizione al fondo deve essere presentata presso la sede Inps territoriale competente, in modo diretto o tramite patronato. In alternativa, si potrà procedere per via telematica (con necessità dell’abilitazione Spid) oppure tramite raccomandata. L’iscrizione al fondo, e quindi il procedimento verso l’assegno previdenziale, consentirà di maturare una vera e propria pensione di vecchiaia a partire dai 57 anni (e, come detto, con almeno 60 mesi di versamenti). Ma anche un’indennità di invalidità (da dimostrare tramite documentazione apposita). L’ammontare complessivo, nel primo caso, si attesterà a 460 euro.

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