Pensioni, arriva il blocco: perché l’età “congela” i requisiti

Restano invariati i requisiti anagrafici per le pensioni fino al 2024. L’aspettativa di vita non aumenta e blocca anche le soglie di accesso.

Blocco pensioni
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L’aspettativa di vita non è cambiata. E, per questo, non cambieranno nemmeno le pensioni. Può essere letta come una buona notizia, perlomeno da un punto di vista. Perché il fatto che le aspettative di vita non siano aumentate, in sé, significa che la situazione resta difficile. Al contempo, però, per altri due anni (quindi fino a tutto il 2024) non vi saranno variazioni per quanto riguarda l’età pensionabile, che resterà ferma a 67 anni. A stabilirlo arriva il decreto n. 268/2021 del 27 ottobre, nel quale il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha certificato il congelamento dell’età minima per la pensione di vecchiaia.

A supporto della decisione arrivano i numeri. Secondo l’Istat, l’aspettativa di vita certificata è calata: -0,25 per chi ha da 65 anni in su. Ovvero, tre mesi circa. In questi casi, la normativa vigente prevede che i requisiti relativi al pensionamento non possano essere adeguati in negativo. Da qui il congelamento di quelli vigenti e non è una novità. Dal 2013, anno in cui l’età pensionabile è salita di tre mesi, l’adeguamento si è verificato in tutto quattro volte (l’ultimo dei quali nel 2021, annullato).

Pensioni, congelati i requisiti anagrafici: il quadro della riforma

Il tutto, avviene in un periodo di passaggio per quanto riguarda le pensioni. Per il 2022 si andrà avanti con Quota 102, che prenderà il posto dell’ormai in scadenza Quota 100. Per il 2023 non è ancora chiaro se si procederà a nuovi parametri. Fatto sta che, per il momento, ci si atterrà ai metodi in essere, oltre che a qualche strumento di supporto alle pensioni anticipate come Opzione Donna (che resterà tale a ora anche nel 2022) e Ape Sociale (con estensione dei lavori usuranti). Per chi aderirà al metodo contributivo puro, resteranno validi i criteri del pensionamento a 64 anni con 20 di contributi, a patto che il rateo non sia inferiore al valore dell’assegno sociale nella misura di 2,8 volte.

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Restano invariati anche i termini per l’assegno sociale, congelato a 67 anni. Per le pensioni anticipate, come detto, resterà tutto come prima. La speranza di vita, in questo caso, consentirà di sfruttare gli sgravi dagli adeguamenti fino al 31 dicembre 2026, ovvero un quadriennio intero. Per quanto riguarda gli uomini, saranno validi i 42 anni e 10 mesi, mentre per le donne si scende leggermente: 41 anni e 10 mesi. Requisiti invariati anche per i lavoratori precoci, per i quali varranno i 41 anni a patto che almeno un anno di contribuzione sia stato versato prima di averne compiuti 19.

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