Mutuo, l’amore finisce ma la rata resta: come fare per non pagare più se ci si separa

Hai comprato casa ma ora non vuoi più pagare il mutuo perché è in corso la separazione? Puoi farlo, a patto di rispettare determinate condizioni

Mutuo prima casa
Fonte Pixabay

Il matrimonio è finito e, tra recriminazioni, lacrime e discussioni, rimane il mutuo della casa da pagare. Magari quel “nido d’amore” per cui sono state spese tante energie e tanti soldi. Tra le molteplici situazioni che possono capitare ad una coppia che decide di porre fine al suo status di “uniti in matrimonio”, vi è anche quella del mutuo cointestato. In caso di separazione uno dei due coniugi può fare richiesta affinché il nome non compaia più su quel debito. Ma non sempre è possibile arrivare ad una risposta affermativa da parte della banca. Vediamo quali sono le azioni da intraprendere per togliersi il peso di un mutuo che non si vuole più onorare.

Il mutuo cointestato, come funziona?

Per “mutuo cointestato” si intende quando il finanziamento richiesto per l’acquisto di una casa (o per ampliamento/ristrutturazione di un fabbricato di proprietà) viene sottoscritto non da una persona fisica, ma da almeno 2 o più debitori.

Una volta stipulato il mutuo, tutte le persone coinvolte sono tenute in pari misura a rimborsare le rate fino all’estinzione del debito. Questa condizione viene scelta per lo più dalle coppie. Avviene anche da genitori e figli o persone che hanno un legame anche se non necessariamente di parentela. La banca, in fondo, è interessata solamente alle garanzie offerte dai richiedenti il prestito, e più sono meglio è. Quando si richiede un mutuo, infatti, devono essere presentate le dichiarazioni dei redditi. Va dimostrata la possibilità di riuscire a onorare le rate mensili o semestrali pattuite.

Se uno dei 2 intestatari del mutuo non paga la sua quota, la banca riverserà l’onere sull’altro firmatario. Starà poi alle parti debitrici convenire ad una soluzione senza coinvolgere l’istituto bancario. Quindi, durante gli anni trascorsi a saldare il debito, non è detto che la coppia o i cointestatari vadano a pagare esattamente lo stesso importo. Alla banca non interessa. Si tratta dunque di una sorta di “accordo privato” che intercorre tra i debitori. E che non necessita di essere trascritta dal notaio.

Cosa succede in caso di separazione

Se i coniugi si separano, però, possono sorgere problemi non solo relativi al rimanente debito da pagare. Ma anche a quello che è già stato pagato. In sostanza, se a pagare la rata del mutuo ha provveduto sempre e soltanto uno dei due, può richiedere all’altro il rimborso pari alla metà della spesa sostenuta. Quando finisce un matrimonio, si sa, è molto difficile che le due parti trovino accordi – soprattutto per quanto riguarda i rispettivi patrimoni. Dunque è necessario che gli avvocati che le seguono gestiscano il conflitto nella maniera più equa e civile possibile. In caso di separazione giudiziale, infatti, sarà praticamente impossibile convincere l’ormai ex a concedere la “liberatoria” dal mutuo cointestato. Non è infrequente che la casa oggetto di mutuo venga venduta e le due parti riscuotano la loro quota di denaro spettante. In ambito di separazione consensuale, invece, ci sono più speranze. Magari perché uno dei coniugi vuole tenersi la casa e annessi.

Le fasi della separazione e gli accordi economici

Quando una coppia decide di separarsi legalmente, la prima cosa che fa è rivolgersi ai propri avvocati. Questi cominceranno a stilare dei documenti nei quali ognuna delle parti esprime le sue richieste/concessioni (es. la collezione di porcellane va a XXX, il tosaerba e la casetta di legno a XXX eccetera) e ciò può riguardare anche il debito contratto con la Banca. Le trattative nella fase che precede la separazione vera e propria possono essere anche molto lunghe, quindi qualsiasi accordo a cui si giunge avviene ovviamente perché le parti sono pronte a metterlo “nero su bianco”. Questi accordi scritti e controfirmati sono infatti fondamentali per poi procedere a qualsiasi ulteriore richiesta, come quella dell’estinzione del mutuo. Da ricordare che le tempistiche per arrivare ad un cambiamento effettivo dei rapporti con la Banca possono passare molti mesi, durante i quali non c’è niente altro da fare che continuare a pagare le rate, equamente; all’Istituto Bancario non interessano le fasi preliminari della separazione ma solo la documentazione da esibire al momento della richiesta di cancellazione del mutuo.

Come chiedere l’interruzione del mutuo a causa di separazione

Una volta espletate le procedure burocratiche, presentati gli atti e depositati i documenti della separazione, gli ormai ex coniugi possono presentarsi in banca e fare la richiesta di “Accollo del Mutuo”; in sostanza si chiede all’erogatore del prestito di cambiare gli intestatari, e quindi i debitori. Uno dei due si accolla, appunto, l’onere di pagare la restante quota. Si allegano le documentazioni in cui Tribunale e Avvocati dichiarano che i coniugi sono d’accordo e si compilano i moduli necessari. Come ripetuto più volte, la Banca vuole “soltanto” la garanzia che il rimanente debito venga pagato, quindi chi desidera accollarsi le rate dovrà presentare documentazione comprovante la disponibilità economica sufficiente ad onorare il mutuo. A questo punto possono anche intervenire garanti terzi (un genitore, un amico, un socio eccetera), l’importante è che venga fornito ciò che la Banca chiede. In pratica è come se si stesse chiedendo un mutuo per la seconda volta. Non appena inoltrata la domanda saranno necessari per l’elaborazione e la risposta i classici tempi burocratici, che possono variare dalle 2 settimane a diversi mesi; tutto dipende da come si muove l’Ente creditore.

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La risoluzione del contratto

Dal momento in cui la banca accetta la richiesta, viene fornita documentazione di avvenuto passaggio del mutuo dalle 2 persone iniziali alle subentranti e a questo punto il coniuge che aveva fatto richiesta è “libero”. Il suo nome non compare più nella lista debitori e la persona può quindi, ad esempio, richiedere altri mutui e/o prestiti, che verranno accettati o meno naturalmente in base al suo reddito. Va ricordato, però, che il nominativo rimane comunque a disposizione della Banca; in pratica, se i nuovi intestatari del mutuo non dovessero onorare il debito, alla fine viene intimato anche all’ex di pagare la quota. A questo punto la persona può rifiutarsi di farlo e quindi di far mettere all’asta la casa: gli introiti, se sufficienti, andranno a compensare il debito. Il lato negativo è che tutti i debitori – compreso quello che aveva effettuato la rescissione del contratto – saranno segnalati come “cattivi pagatori”. Prima di far togliere il proprio nome da un mutuo, dunque, è bene accertarsi che l’altro intestatario pagherà davvero il debito, per non ritrovarsi nei guai solo qualche mese dop

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