Pane al supermercato, occhio ai cambiamenti: interviene il Consiglio di Stato

Occhio ai cambiamenti per quanto riguarda l’acquisto di pane sfuso al supermercato. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa sta succedendo.

pane sfuso
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A partire dalla pasta fino ad arrivare al pane, sono davvero tante le pietanze in grado di soddisfare i palati sia di grandi che di piccini. Sugli scaffali dei supermercati, d’altronde, troviamo tanti alimenti, disponibili in varie forme e dimensioni, grazie ai quali poter imbandire le nostre tavole. Tanti prodotti all’apparenza identici, ma che nella realtà dei fatti non lo sono.

Diversi i fattori da considerare, come ad esempio il prezzo, la qualità e il gusto personale. Se tutto questo non bastasse, in seguito ad una recente sentenza del Consiglio di Stato bisogna fare i conti con degli importanti cambiamenti per quanto concerne l’acquisto di pane sfuso al supermercato. Ma di cosa si tratta? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa sta succedendo.

Pane sfuso al supermercato, interviene il Consiglio di Stato: vietato il self service

Mentre continua a destare preoccupazione l’aumento dei prezzi del cibo, non può passare di certo inosservata una recente sentenza del Consiglio di Stato, in seguito alla quale bisogna fare i conti con degli importanti cambiamenti per quanto concerne l’acquisto di pane sfuso al supermercato. Ma di cosa si tratta? Ebbene, in base a quanto si evince dalla sentenza n. 6677/2021 del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso di un supermercato nel Leccese, non è possibile acquistare pane sfuso nei supermercati, se si tratta di un prodotto precotto o congelato.

Il pane precotto, infatti, può essere venduto solo se confezionato. Proprio per questo motivo i clienti non possono imbustare il pane in autonomia, come invece avviene, ad esempio, con la frutta. Una sentenza che ha ribadito il principio del preconfezionamento obbligatorio del pane precotto e surgelato in vendita presso la Grande Distribuzione Organizzata. Questo al fine di distinguerlo dal pane fresco, così come già stabilito in precedenza dalla Suprema Corte di Cassazione.

Il tutto, ricordiamo, ha avuto inizio nel gennaio del 2020, quando i carabinieri del Nas hanno sequestrato 23 kg di pane precotto venduto sfuso negli scaffali a cassetto di un supermercato di Gallipoli. Una situazione che consentiva ai clienti di toccare liberamente il pane. Il supermercato ha quindi deciso di fare ricorso, ma il Consiglio di Stato ha sottolineato come non sia possibile consentire ai clienti di manipolare il pane precotto.

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La sentenza del Consiglio di Stato

Entrando nei dettagli nella sentenza si legge così: “Il pane ottenuto mediante completamento di cottura da pane parzialmente cotto, surgelato o non surgelato, deve essere distribuito e messo in vendita in comparti separati dal pane fresco e in imballaggi preconfezionati riportati oltre alle indicazioni previste dal decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109. Ove le operazioni di completamento della cottura e di preconfezionamento del pane non possano avvenire in aree separate da quelle di vendita del prodotto, dette operazioni possono avvenire, fatte salve comunque le norme igienico-sanitarie, anche nella stessa area di vendita e la specifica dicitura di cui al comma 1 deve figurare altresì su un cartello esposto in modo chiaramente visibile al consumatore nell’area di vendita“. Nel caso in cui non si rispettino tale disposizioni si rischia di incorrere in sanzioni, quali multe o addirittura la sospensione dell’attività.

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