Lavoro, mazzata per i no Green Pass: ecco a cosa si rinuncia

Vaccino o tamponi ogni 48 ore. Molti italiani hanno optato per non seguire nessuna delle due strade. Ma l’assenza del Green Pass provoca un effetto boomerang.

Green Pass lavoro
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Obbligatorio per poter lavorare. La questione Green Pass è ormai un mantra del dibattito pubblico, dal momento che la sua introduzione in forma indispensabile al fine di poter proseguire la propria attività di sostentamento ha fatto storcere il naso a parecchie persone. Questo perché, in qualche modo, il Green Pass obbligatorio è stato letto come una sorta di obbligo parallelo legato alla vaccinazione. L’unico altro modo per ottenerlo è essere guariti dal Covid o eseguire tamponi ogni 48 ore, così da avere sempre la certificazione valida per andare a lavoro. Una prassi che, tuttavia, non è esente da problematiche, legate sia all’esborso che allo stress al quale si sottopone il setto nasale.

L’Italia è stato il primo Paese ad adottare una misura simile, anche se altri Stati europei stanno ora seguendo l’esempio. Una decisione rigida ma che conferma la volontà del Governo di perseguire lo scopo della vaccinazione, ritenuta l’unica vera arma efficace contro il virus. Del resto, ritrovarsi senza Green Pass non significa solo aver rinunciato al vaccino o al test anti-Covid ma anche ai benefici stessi portati dal lavoro. Non tutti i lavoratori, infatti, sembrano aver ben capito quali siano le conseguenze. La base è molto semplice: chi accetta di restare a casa senza certificazione, risulta assente ingiustificato. Con tutto ciò che questo comporta.

No Green Pass, le conseguenze per i lavoratori: le FAQ chiariscono

E’ probabile che l’obbligo del Green Pass venga esteso ben oltre la scadenza fissata (31 dicembre 2021), perlomeno fino a giugno 2022. Stando così le cose, le conseguenze di un’astensione dal vaccino o dai tamponi provocherebbero effetti a lungo termine difficilmente quantificabili. Va ricordato che l’assenza della certificazione non comporterà solo la sospensione dal servizio ma anche di alcuni diritti che l’attività lavorativa consente, come la maturazione di ferie e permessi. Visto che ogni mese si maturano circa due giorni di ferie, un’assenza prolungata dal lavoro potrebbe far saltare quelle estive, costringendo il lavoratore a utilizzare quelle residue (non infinite), sempre che non siano già state richieste.

Questo è infatti un altro problema. In molti pare abbiano utilizzato lo stratagemma delle ferie residue per tamponare il primo periodo senza Green Pass ma si tratta di una soluzione a brevissimo termine e decisamente poco efficace visto che si perdono delle ferie senza maturarne altre. Inoltre, non è sempre possibile effettuare questa procedura, così come quella dei permessi senza perdere la retribuzione. Se il lavoratore risulta sprovvisto di Green Pass all’ingresso sul luogo di lavoro, sarà costretto a restare in casa come assente ingiustificato, senza poter richiedere né ferie né permessi. Una condizione che cesserà solo nel momento in cui si presenterà con la certificazione.

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In questo limbo, non varranno nemmeno le indennità di malattia qualora il lavoratore dovesse ammalarsi. Questa situazione non si verificherà in caso di controllo a posteriori. Pesanti anche le ripercussioni sulla pensione, in quanto l’assenza ingiustificata sarà il lavoratore a dover farsi carico degli oneri contributivi. Discorso simile per tredicesima e quattordicesima, che non maturano durante i periodi di assenza ingiustificata. Un quadro pesante.

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