Disdetta telefonica, è tutto gratis? Attenzione, i dettagli fanno la differenza

La linea fissa non è più una prerogativa come in passato ma nemmeno qualcosa di inusuale. E dover fare una disdetta può succedere.

Disdetta telefonica
Foto di Gundula Vogel da Pixabay

Non è più indispensabile. La linea fissa dentro casa ormai viaggia solo su un paio di binari: fibra e Adsl. Non fosse per questi aspetti, la linea telefonica diventerebbe superflua, considerando che si andrebbe a pagare un servizio che di fatto non si utilizzerebbe. Questo, naturalmente, grazie agli smartphone, iPhone e quant’altro. Una spesa potenzialmente superflua ma che, in molti casi, si continua a sostenere. E, come per tutti i contratti, potrebbero manifestarsi le condizioni per voler operare una disdetta. In questi casi viene da chiedersi quali siano le procedure e, soprattutto, se vi sia una totale gratuità nel servizio.

Fare attenzione ai dettagli diventa fondamentale. Innanzitutto vanno controllate in modo primigenio le condizioni del contratto. Al momento della stipula, infatti, vengono poste determinate condizionalità, le quali indicano innanzitutto quali sono gli step da seguire e cosa prevedono le norme di disdetta. Ad esempio i limiti temporali e il rinnovo automatico. Persino la Cassazione se ne è occupata, stabilendo che la disdetta, se comunicata per iscritto, ha valore solo nei termini stabiliti.

Disdetta telefonica, costi da sostenere e come inviarla

Quindi, la comunicazione per iscritto è fondamentale. La spedizione richiesta è tramite raccomandata con avviso di ricevimento, oppure posta elettronica certificata. Solitamente i gestori predispongono dei moduli da compilare e allegare alla richiesta. Tra le informazioni, andranno inserite naturalmente le generalità dell’intestatario (documento e codice fiscale inclusi), i dati del gestore, i recapiti, il numero telefonico oggetto della disdetta. Si conclude con data e firma. Tutto regolamentato dalla legge 40 del 2 aprile 2007 (la Legge Bersani). Il che non mette al riparo dai possibili esborsi che, per la verità, sono una costante.

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Solo in tre casi si possono evitare i costi. Innanzitutto in caso di recesso nei primi 14 giorni dalla sottoscrizione del contratto. Altre circostanze riguardano un disservizio, la responsabilità del quale vada a ricadere sul gestore, e il rifiuto di una modifica contrattuale che arriva in modo unilaterale. In questo caso, il cliente può recedere entro un massimo di un mese dall’entrata in vigore di tali modifiche. Fine dei bonus. In tutte le altre casistiche, i costi si sostengono eccome. Si va dai 49 euro per la disdetta di una linea telefonica fissa con Tim, fino a un costo di 35 euro con il passaggio a un altro operatore. Per quanto riguarda Vodafone, a prescindere dalla permanenza minima di 24 mesi, il recesso anticipato richiede il pagamento anticipato delle rate e in un’unica soluzione. Oltre alla restituzione del telefono. In caso contrario, si paleserà un costo di 30 euro, oltre ai 19 in caso di migrazione verso un altro operatore.

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