Riforma pensione, si alza il pressing: ecco la richiesta dei sindacati

La Cgil chiede un tavolo con il Governo per discutere le proposte sulla riforma della pensione. L’obiettivo è garantire un assegno equo.

Riforma pensione
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Non più di qualche settimana all’addio di Quota 100 e una riforma del sistema pensione che comincia ad assumere i contorni di un’urgenza. Un po’ per ridisegnare un assetto equo per l’accesso al pensionamento, e un po’ per garantire a chi cesserà l’attività lavorativa il prossimo di anno di beneficiare di un sistema strutturato, piuttosto che di una misura ponte. E, nelle ultime ore, le sigle sindacali hanno alzato il pressing sul Governo proprio allo scopo di arrivare a un accordo tale da garantire un assegno pensionistico equo per tutti.

A far sentire la propria voce, in particolare, arriva il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, intervenuto in audizione alla Commissione Lavoro della Camera. All’ordine del giorno, naturalmente, il tema della pensione e, in particolare, l’attesa riforma, al momento ragionata solo sulla base di ipotesi. E la sigla sindacale chiede proprio di cambiare il trend e imprimere una sterzata non solo per quanto riguarda i tempi, ma anche i dettagli della riforma.

Pensione, verso la riforma: la richiesta dei sindacati

Il concetto è semplice: “E’ necessario superare l’attuale sistema previdenziale, non intervenendo con semplici ritocchi ma operando una riforma complessiva”. Per questo l’ipotesi della misura ponte non soddisfa le sigle sindacali, convinte che già a partire da gennaio sia necessario un sistema pensioni strutturato. La richiesta, quindi, è di “avviare al più presto un confronto tra Governo e sindacati in previsione della scadenza di fine anno di Quota 100 e della prossima Legge di Bilancio”. L’obiettivo è discutere le proposte dei sindacati e presentarsi al nuovo anno con un progetto soddisfacente.

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Il dirigente della Cgil, inoltre, ha nuovamente elencato quelle che i sindacati ritengono le priorità. Innanzitutto una flessibilità per l’uscita, da 62 anni di età o con i 41 di contributi, a prescindere dall’anagrafica. Accanto a questo, necessario ampliare l’elenco dei lavori gravosi, opzione comunque tenuta in seria considerazione per accelerare i processi di pensionamento. Infine, ha spiegato Ghiselli, occorre “introdurre una pensione contributiva di garanzia per coloro che svolgono lavori poveri, discontinui o precari”. Ovvero, il rischio a cui sono esposti soprattutto i giovani. In questo senso, la soluzione sembra essere l’assegno pensionistico, attraverso il passaggio a un sistema prevalentemente contributivo.

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