Compra una moneta d’oro sul web: ecco cosa ha trovato nel pacco

Effettua un bonifico da 250 euro, convinto di aver acquistato una moneta da collezione. All’apertura del pacchetto trova 50 centesimi. E ora…

Moneta d'oro
Foto © AdobeStock

Quando si dice una sorpresa. Aprire una scatola convinto di trovare qualcosa di ben preciso e ritrovarsi davanti alla più classica delle fregature. Lo spazio fra l’euforia dell’acquisto e il gelo della consapevolezza della truffa appena ricevuta è giusto di qualche secondo. Il brutto, semmai, viene dopo: ovvero il momento in cui ci si rende conto di poter fare decisamente poco per ottenere giustizia. Ma è sempre positivo che la speranza non sia l’ultima a morire.

Quello che è capitato a un cittadino di Selargius, in provincia di Cagliari, è abbastanza indicativo. L’uomo, un artigiano di 35 anni, si era infatti rivolto ai Carabinieri per inoltrare una querela, dopo aver scoperto che la moneta d’oro da collezione che credeva di aver comprato su un sito di vendita online, era in realtà una truffa bella e buona. Al momento dell’apertura del pacco, infatti, il malcapitato si è trovato di fronte sì a una moneta, ma da soli 50 centesimi di euro. Una beffa che al tenace artigiano non è proprio andata giù.

Compra una moneta da collezione e viene truffato: la reazione

A finire nel mirino delle Forze dell’ordine è stato un operaio di Misterbianco, provincia di Catania, denunciato per truffa aggravata. Sarebbe stato lui, infatti, a mettere l’annuncio trappola su un noto sito di trading online, piazzando la sedicente moneta d’oro, spacciata come una sterlina inglese datata 1912, alla modica cifra di 250 euro. L’acquirente, collezionista, aveva deciso che il rapporto qualità-prezzo era credibile e si era lanciato nell’affare, effettuando il bonifico con la somma richiesta. Ricevuto il pacchetto, però, l’amara sorpresa: una moneta da appena 50 centesimi, delle stesse dimensioni di quella richiesta. Un rospo che l’uomo ha deciso di non buttar giù.

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Ora, però, verrà il difficile. Ovvero dimostrare che, effettivamente, l’autore del presunto inganno abbia effettivamente inviato un oggetto per un altro di proposito. L’unico dato certo, al momento, è proprio il bonifico. Della moneta agognata, tuttavia, non c’è più nessuna traccia. E non è certo il primo caso a manifestarsi a queste condizioni. Il problema è che arrivare a riottenere il maltolto è impresa ardua. Spesso i cavilli sono più sfiancati del raggiro stesso

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