Spot, l’Emilia-Romagna sceglie Accorsi ma è bufera: il cachet lascia di stucco

Centomila euro l’anno per una serie di spot promozionali per la Regione. Questa la cifra che avrebbe percepito Accorsi e che ha acceso la polemica. Politica e social.

Stefano Accorsi Emilia-Romagna
Foto © GettyImages

Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Radiofreccia, L’ultimo bacio, Le fate ignoranti, Romanzo Criminale, La dea fortuna. Sono solo alcuni dei titoli cinematografici che hanno reso popolare l’attore Stefano Accorsi, bolognese di nascita e legatissimo alla sua terra. Non è un caso, infatti, che la Regione abbia scelto proprio lui come volto promozionale dell’Emilia-Romagna per una serie di spot pubblicitari, volti al suo lancio da un punto di vista culturale e turistico. Niente di strano a pensarci bene.

Accorsi non è certo il primo volto noto a prestarsi come rappresentante promozionale di una regione italiana. Red Canzian, ad esempio, ha fatto la sua parte per il suo Veneto, mentre la Sicilia aveva fatto affidamento a un quartetto di stelle come il duo Colapesce-Di Martino, la ballerina Eleonora Abbagnato, l’attrice Nicole Grimaudo e la ginnasta Carlotta Ferlito. Le Marche, le più attive da questo punto di vista, hanno puntato sul ct azzurro Roberto Mancini ma, in passato, diedero addirittura mandato a Dustin Hoffman di recitare L’Infinito di Giacomo Leopardi, in un celebre spot in italiano “maccheronico”.

Accorsi, il cachet fa discutere: la polemica sugli spot

Qual è dunque il problema? Come sempre, è una questione di soldi. Il noto attore, infatti, avrebbe prestato il suo volto allo spot per la modica cifra di 100 mila euro più Iva. “Un’enormità”, è quello che hanno pensato i più. Il progetto, sponsorizzato dalla Regione, si attaglia al mercato promozionale della terra, facendo leva sul talento e la notorietà di Stefano Accorsi. Ma le cifre circolate circa il suo compenso hanno cancellato tutta la positività verso gli intenti più nobili, concentrando le polemiche sul denaro. In particolare, la bufera tira dalla parte di Fratelli d’Italia il cui esponente, Michele Barcaiuolo, si sarebbe fatto portavoce della proetsta.

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Proprio da Barcaiuolo sarebbe partita la richiesta di chiarimenti in Assemblea legislativa, interpellando l’assessore al Turismo, Andrea Corsini, in persona. E proprio in tale occasione, sarebbe stata confermata la cifra del compenso: 100 mila euro l’anno, giustificati però specificando che Accorsi non sarebbe solo interprete ma anche co-autore del progetto digitale assieme a Fabio Bonifacci. Una versione che, però, non ha convinto, nonostante la documentazione in procinto di essere fornita a supporto della tesi. La polemica, infatti, si è trasferita anche sui social, dove si è passati in breve dal piano politico a quello sociale. Cifre simili, di questi tempi, fanno inevitabilmente discutere.

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