Carenza lavoratori nei settori ricettivi e ristorativi: cosa dicono i numeri Istat

La mancanza di lavoratori nell’ambito alberghiero e della ristorazione è uno dei leitmotiv del 2021. Vediamo cosa dicono i dati Istat in tal senso

Ristorazione
Fonte Pixabay

La difficoltà nel reperire risorse per la stagione estiva nelle strutture ricettive e nei ristoranti è stata piuttosto evidente. Con l’allentamento delle restrizioni iniziate lo scorso maggio, molte attività che hanno riaperto a pieno regime hanno dovuto fare i conti con la carenza di personale.

In tanti infatti hanno preferito declinare la possibilità di lavorare qualche mese, preferendo rimanere a casa percependo i sussidi statali. La situazione però non è così catastrofica come si vuole credere. A testimoniarlo sono i numeri relativi alle ricerche dell’Istat, grazie ai quali è possibile avere un quadro più dettagliato di questo trend.

Tasso posti vacanti comparto ricettivo e ristorazione: ecco i dati Istat

Il tasso di posti non occupati nei settori prettamente turistici è naturalmente in rialzo, ma è inferiore ai livelli pre-covid. Può sembrare paradossale, ma è proprio così. In generale questo indice ha toccato l’apice tra aprile e giugno con un +1,8% ma è più che fisiologico visto che le limitazioni sono cessate definitivamente quasi ad inizio luglio.

Un andamento dovuto soprattutto ai settori professionali, scientifici e tecnici, seguiti dai servizi alle imprese (contabilità e marketing) così come spiegato dall’economista Andrea Garnero. 

Quindi, per effetto di ciò puntare il dito contro il Reddito di Cittadinanza non è propriamente corretto. Il centrodestra e Italia Viva spingono per l’abolizione. In realtà il problema del Bel Paese per quanto riguarda l’occupazione è un altro.

Non c’è un incrocio tra domanda e offerta e non sempre la formazione che si presta tiene conto dei nuovi ritmi di produzione. Ciò fa si che in Italia ci siano notevoli risorse inutilizzate per difetti di funzionamento del mercato del lavoro. Per rendere l’idea, ad agosto le imprese prevedevano di assumere circa 256mila nuovi dipendenti. Oltre il 30% delle figure necessarie sono risultate difficili da reperire.

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L’altro grande grattacapo è quello degli stipendi. A fronte di remunerazioni piuttosto basse è difficile raggiungere un livello di occupazione soddisfacente. Purtroppo però le aziende nostrane ancora somministrano contratti da stagisti anziché bonus d’ingresso e salari adeguati alla mansione. 

Quindi, i sussidi per quanto facciano adagiare molte persone, non sono tra le principali cause di una questione arrivata ormai ad un punto di saturazione.

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