Il Fisco non dimentica la PostePay: quando scatta il pignoramento

Pur limitato nell’uso, lo strumento della PostePay non è esente dalla lente fiscale. E in alcuni casi, ecco scattare il gancio.

PostePay Fisco
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Il fatto che, molto spesso, contiene il denaro necessario giusto per un acquisto, non mette la PostePay al riparo dagli sguardi del Fisco. Anzi. Non molti lo sanno ma proprio quel denaro può essere addirittura pignorato nel caso in cui la Riscossione lo ritenesse necessario. Le ricariche effettuate, quindi, sono tutt’altro che invisibili al setaccio del Fisco. L’Agenzia delle Entrate, infatti, applica lo stesso controllo utilizzato per il conto corrente anche sugli altri strumenti di deposito, sia pure provvisorio come nel caso della PostePay.

Questo fa sì che tutto ciò che, potenzialmente, può contribuire a incrementare la nostra disponibilità economica, finisce nel mirino dell’ente. E, paradossalmente, i soldi sulla PostePay sono quelli che possono sparire più velocemente. Una novità piuttosto fresca, considerando che si tratta di una disposizione che risale alla fine del mese di luglio, e che consente al Fisco di pignorare il denaro della card per regolarizzare gli arretrati fiscali.

PostePay e Fisco: cosa può succedere ai nostri soldi

In un periodo di ripresa a pieno ritmo dell’attività di riscossione, nemmeno uno strumento come la PostePay può dirsi al sicuro. Questo perché anche sulla card possono essere visibili i nostri dati personali, in quanto titolari di uno strumento di pagamento a tutti gli effetti. Con tanto di contratto di sottoscrizione, con il quale peraltro abbiamo autorizzato la fornitura dei dati a terzi. Deposito e prelievo vengono quindi controllati a distanza dall’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo è individuare eventuali proventi da utili non dichiarati (ad esempio le vendite clandestine online o lavori domestici), ma anche la prevenzione su eventuali atti di pirateria.

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I movimenti eseguiti vengono monitorati a distanza sulla prepagata postale, con occhio aperto sugli ultimi cinque anni. E, facoltà dell’Agenzia delle Entrate, è proprio il pignoramento di quanto contenuto sulla PostePay. Una mossa che può essere eseguita su tutti i contribuenti, dai professionisti ai lavoratori atipici. E il controllo ha dato i suoi frutti, visto che sono emersi diversi depositi di “finti disoccupati” che utilizzano la card per il ritiro del Reddito di Cittadinanza. L’eventuale procedura di controllo, in ultimo, non richiede alcun preavviso. Un contribuente può essere monitorato e non saperne assolutamente nulla. E nemmeno le carte monouso sono al sicuro.

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