Il termometro di Quota 100: chi ci rimette di più col superamento

In attesa del nuovo meccanismo pensionistico, il governo ragiona sull’immediata misura successiva al superamento di Quota 100.

Quota 100
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Quattro mesi, qualcosa in meno, e Quota 100 andrà definitivamente in archivio. Il sistema pensionistico fortemente voluto dalla Lega all’epoca del governo gialloblu, non verrà (assai probabilmente) rinnovato al termine del triennio sperimentale. E, sul tavolo del governo, si accumulano le ipotesi circa il sistema da adottare per garantire ai lavoratori un efficace sistema di pensione. Una soluzione andrà adottata a breve, anche perché il tempo stringe: nei mesi rimasti, l’esecutivo punta all’adozione perlomeno di una misura ponte, per poi far fronte al rinnovo del meccanismo vero e proprio.

Ma, vista anche la sua natura di strumento volto a superare il meccanismo della Legge Fornero, viene da chiedersi quali categorie di lavoratori risulteranno più penalizzate dalla fine del triennio di Quota 100. Al momento, il sistema prevede la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi versati. Inevitabile che su qualcuno, piuttosto che su altri, il cambio di regime andrà a risultare svantaggioso. E c’è un allarme da non sottovalutare: quello relativo ai lavoratori statali.

Addio a Quota 100: allarme per gli statali

Può sembrare un paradosso ma, con l’addio al sistema adottato negli ultimi tre anni, saranno proprio i lavoratori statali a pagare dazio maggiormente. Il problema, se così si può chiamare, risiede proprio nello status di persona occupata in modo stabile e duraturo, quindi risultante più in grado rispetto ai lavoratori del settore privato di maturare i 38 anni di anzianità contributiva necessari al raggiungimento di Quota 100. Senza contare che il piano originario del provvedimento mirava proprio a garantire un ricambio di lavoratori all’interno del settore della Pubblica amministrazione, offrendo quindi possibilità in questo senso anche ai giovani lavoratori.

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Resta quindi da capire quali saranno le misure adottate per garantire un adeguato sistema pensioni. L’obiettivo è ritrovarsi al 2022 con una misura valida per il passaggio dal meccanismo del governo gialloblu al nuovo. Il quale dovrà consentire ai lavoratori eventuali nuove strategie. Non è escluso che si punti, almeno in via provvisoria, a un rafforzamento delle misure già esistenti, da Opzione Donna all’Ape sociale. Quest’ultima, in particolare, dovrebbe quasi certamente vedere un rinnovo e un rinforzo del meccanismo, in quanto l’obiettivo del governo resta il pensionamento anticipato dei lavoratori fragili. Per il nuovo assetto (era stata avanzata l’ipotesi di Quota 102) ci sarà ancora da attendere.

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