Dichiarazioni false sull’Isee senza perdere i soldi: rischio “truffa legalizzata”

Una modifica legislativa scopre il fianco a possibili situazioni di “immunità”. Anche in caso di dichiarazioni non idonee sull’Isee.

Isee
Foto: Web

Dichiarare il falso ma non subire conseguenze. Qualcosa che non dovrebbe mai accadere, a meno che non si tratti di circostanze fortuite o di meri errori. Come riferisce Italia Oggi, però, con la modifica dell’articolo 75 del DdPR 445/2000 (che interviene con l’articolo 264 del Dl 34/2020), sembrerebbe quasi possibile dichiarare il falso senza incorrere in problemi di sorta. Il punto è un buco normativo che crea in qualche modo i presupposti per quella che viene interpretata una possibile “truffa legalizzata”.

Questo perché, pur dichiarando cose non vere sul modello Isee o sui modelli per l’accesso a un bonus, è possibile conservare sussidi economici e altre prestazioni. Come detto, secondo il portale web il problema si troverebbe proprio nella normativa base. La modifica della legge, infatti, interviene sulle dichiarazioni sostitutive sia di certificazioni che di notorietà, le quali vengono richieste sia per l’accesso a un sussidio che a una prestazione come l’assistenza domiciliare.

Dichiarazioni false sull’Isee (e non solo): come funziona la procedura

Una volta ottenuto l’assegno o comunque la prestazione, scatteranno le notifiche dell’ente pubblico. Quest’ultimo, infatti, avrà il compito di controllare le dichiarazioni ed eventualmente segnalare imperfezioni o errori. Le precedenti disposizioni, valide fino al 19 maggio dello scorso anno, prevedevano sostanzialmente due sanzioni: quella penale, oppure la decadenza del beneficio. Nel primo caso, naturalmente, si faceva riferimento alle circostanze più gravi, mentre nel secondo si procedeva rimuovendo l’accesso all’agevolazione ricevuta. Come riferisce Italia Oggi, con la modifica subentrata, “anche in caso di falsa dichiarazione fa salvi gli interventi, anche economici, in favore dei minori e per le situazioni familiari e sociali di particolare disagio”.

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Questo, di fatto, si pone in situazioni particolari. Soprattutto se dovessero manifestarsi condizioni di disagio particolare a livello familiare e sociale. Un passaggio ritenuto estremamente vago, anche perché non fa riferimento a situazioni specifiche, includendo piuttosto globalmente “quasi tutte le possibili situazioni di tutti coloro che si rivolgono a i servizi sociali comunali”. Una situazione che determina, in molte circostanze, una possibile deroga interpretabile a seconda dei casi. Tuttavia, questo favorisce anche condizioni in zona grigia, “passibile di letture molto elastiche non essendoci alcuna definizione vincolante”. In sostanza, col rischio di dar luogo a possibili interpretazioni erronee.

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