Hackerata la sua carta di credito: la banca non vigila e viene condannata

Una vicenda che ha dell’incredibile. Una truffa bella e buona che rischia di diventare una vera e propria beffa per la vittima in questione.

Carta di credito clonata
Foto © AdobeStock

Una truffa organizzata nel migliore dei modi ai danni di un professionista siciliano. I fatti risalgono a dicembre 2019, quando l’uomo si accorge che dal suo conto corrente sono stati sottratti la bellezza di 2.724,93 euro senza alcuna autorizzazione da parte sua. Controllato il saldo, l’uomo verifica inoltre che altre operazione di poco conto sono state effettuate dal suo conto corrente, ma non direttamente da lui. Parte subito il confronto con la banca d’appartenenza.

Presso la filiale Unicredit di cui l’uomo è cliente, però fanno sapere che ormai non c’è più modo di recuperare quei soldi e che l’operazione in questione, quindi, non può più essere bloccata. La reazione dell’uomo si concretizza con la denuncia alla Polizia e poi con un reclamo formale ad Unicredit che dal canto suo risponde prima riaccreditando le somme sottratte, e poi stornandole con una motivazione, secondo loro abbastanza chiara.

Unicredit prima restituisce i soldi poi ci ripensa e fa da se

“Le operazioni contestate poste in essere attraverso la tecnologia 3DS. Questa, prevede l’utilizzo di password usa e getta generate dal dispositivo mobile token Unicredit pass/sms token e che pertanto possono essere conosciute solo dallo stesso titolare”, queste le motivazioni che hanno portato Unicredit a stornare quelle somme precedentemente accreditate sul conto corrente dell’uomo truffato. Il giudice di pace, però ha considerato il tutto diversamente.

Il giudice di pace, successivamente ha però accolto del tutto la tesi degli avvocati del correntista. Sostiene, infatti,  che la banca non ha posto in essere “quella diligenza tecnica che, fisiologicamente, deve connotare l’attività del banchiere affinché possa venire qualificato accorto”.

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Secondo l’avvocato Alessandro Palmigiano che ha assisto il correntista coadiuvato dai colleghi Monica D’Angelo e Mattia Vital , la vicenda “si inserisce nell’ambito delle numerose truffe a danni di consumatori e imprese in cui spesso però l’utente che subisce il furto di dati o di denaro deve fare i conti anche con un groviglio normativo in cui è difficile districarsi”.

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