Qual è davvero lo stipendio di un insegnante in Italia? Ecco tutte le cifre

Nel 2021, nonostante i recenti aggiornamenti del CCNL Istruzione e Ricerca, gli stipendi degli insegnanti italiani sono ancora oggetto di osservazioni (e lamentele) da parte degli addetti ai lavori.

scuolaNel mondo dell’insegnamento esistono molteplici variabili che rendono il calcolo dello stipendio medio di un insegnante un po’ più complesso di quanto si potrebbe pensare. Ecco che occorre fare un po’ di chiarezza. In questo articolo andiamo ad esaminare le diverse categorie di insegnanti e le relative buste paga – o compensi – decisi in base ad anzianità, precariato o iscrizione al ruolo e non da ultimo dal comparto interessato, ovvero quello pubblico e quello privato.

Una premessa è d’obbligo: le persone che desiderano diventare insegnanti – a prescindere dall’ordine e grado in cui presteranno la propria opera – devono affrontare molti anni di studio e soprattutto credere fermamente in ciò che è considerato non solo un mero lavoro ma una vera e propria missione. La cultura, ovviamente necessaria per poter svolgere questo tipo di mansione, deve essere accompagnata da spiccate doti personali e attitudine all’interazione con giovani e ragazzi di tutte le età, che nella scuola non trovano solamente un ricco bagaglio da sfruttare nella fase adulta ma anche e soprattutto un percorso formativo a livello emotivo, durante quella che è una fase di sviluppo evolutivo fondamentale di ogni individuo.

La normativa italiana relativa all’abilitazione all’insegnamento è piuttosto complessa, e si diversifica in base all’ordine/grado scolastico (materna, elementare, scuole superiori eccetera) e anche per la tipologia di insegnamento che si vuole perseguire: di ruolo, supplenza, sostegno, insegnamento tecnico-pratico e via dicendo. Una volta ottenuta la Laurea e i Tirocini Formativi Attivi, l’insegnante mette a disposizione dei plessi scolastici – pubblici o privati – le sue competenze e comincia a entrare nel vivo della professione.

Per diventare un insegnante di ruolo, occorrono in media dai 7 ai 10 anni, ma vi sono insegnanti che hanno perseguito anche 20 anni di precariato prima di raggiungere la tanto ambita “posizione sicura”; gli stipendi variano in base al tipo di contratto, che può essere a tempo determinato, indeterminato o “a chiamata”, ma in linea generale il totale lordo di una busta paga varia in base all’anzianità e all’esperienza maturate. In soldoni: un insegnante al suo primo incarico, anche se a ruolo, non percepisce quanto un collega che ha alle spalle decine di anni di lavoro.

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Quanto guadagna un insegnante della scuola materna

Entrando più nello specifico quindi, andiamo a esaminare il compenso di un maestro delle elementari; chi desidera insegnare nella scuola dell’infanzia otterrà agli inizi della carriera – quindi durante i primi 8 anni di servizio circa – uno stipendio mensile che si aggira intorno ai 1.400,00€ lordi al mese. Sebbene sulle prime potrebbe sembrare una paga abbastanza consona, vanno prese in considerazione le effettive ore di lavoro a cui un insegnante è chiamato; in busta paga vengono conteggiate quelle “ufficiali” – una media di circa 18-20 ore settimanali effettuate in classe – ma tutto il lavoro extra che viene svolto, come la programmazione, la partecipazione a collegio docenti, consigli di classe, riunioni del dipartimento eccetera, non sono contemplate nel “cartellino”, se così si può dire. L’impegno di un insegnante non si ferma, spesso neppure durante i weekend. Dopo più di 10 anni di lavoro la busta paga comincia ad arricchirsi e a offrire cifre intorno ai 2.000,00€ al mese lordi, per arrivare, dopo più di 35 anni di onorato servizio, a 2.700,00€ lordi, sempre mensili.

Quanto guadagna un insegnante di scuola elementare

Per avere un punto di riferimento preciso, è sempre bene guardare al CCNL docenti di base. Come abbiamo accennato a inizio articolo infatti, non esiste uno stipendio unico per ogni tipo di docente, e soprattutto tra quelli di ruolo e i supplenti; ad ogni modo la costante è che la differenza la fa l’esperienza e il tempo che viene prestato a servizio nella scuola: quindi gli insegnanti che hanno una maggiore anzianità guadagnano di più. Non vanno demonizzati, però, gli incarichi di breve durata in quanto tutte le supplenze che vengono effettuate vanno a creare il curriculum e a far maturare punti utili per la partecipazione ai concorsi scuola, che è ad oggi l’unico modo per ottenere a tutti gli effetti una docenza di ruolo.

Per quanto riguarda la busta paga vera e propria, diciamo così, le cifre mensili di un insegnante delle scuole elementari sono simili a quelle degli insegnanti della scuola dell’infanzia; dai 1.400,00€ lordi mensili la cifra sale in base agli anni di servizio; parliamo di stipendi full-time naturalmente, poiché esistono anche contratti part-time che sono regolati in maniera diversa e contano le ore effettive di lavoro in classe.

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Quanto guadagna un insegnante di scuola media

Sempre rifacendosi al CCNL nazionale, anche gli stipendi degli insegnanti che operano nella scuola secondaria di I Grado sono in linea con quelli delle precedenti categorie. Va specificato però che ci sono alcune differenze in base alla durata dell’incarico, ovviamente per quanto riguarda le supplenze; a seconda del contratto, che può terminare a giugno o ad agosto ad esempio, vedremo stipendi mensili che variano dai 600,00€ agli 800,00€ mensili e che possono arrivare anche a 1.300,00€. Requisito fondamentale per ricevere un compenso più ricco è sempre quello dell’anzianità, e non da ultimo della “reputazione” maturata negli anni nei diversi istituti/plessi scolastici ove si è prestato servizio.

Quanto guadagna un insegnante della scuola superiore

Per quanto riguarda il comparto dell’istruzione di secondo grado, gli stipendi cominciano a salire un po’, anche ad inizio carriera; parliamo infatti di contratti che erogano circa 1.750,00€ lordi al mese, che crescono esponenzialmente con l’anzianità di servizio, e che possono arrivare anche a quasi 3.000,00€ al mese per i docenti con più di 35 anni di onorato lavoro alle spalle. Le cifre sono indicative e possono sembrare coerenti con il costo della vita in Italia. Va specificato però – come per le categorie di insegnanti sopra citati – che nella classifica europea siamo al 16° posto come equità di compensi, quindi in ogni caso c’è da lavorare ancora un po’ per allinearsi agli standard della Comunità.

Quanto guadagna un insegnante nella scuola privata

L’ultimo capitolo riguarda la paga di un insegnante che decide – o si ritrova costretto dalle circostanze – a lavorare per le scuole private, o paritarie, ovvero gestite da un Ente/Associazione che non ha nulla a che vedere col MIUR. In questo caso, le tipologie di contratto possono essere ancora più variegate e offrire bonus e incentivi molto diversi tra loro. Un insegnante di una scuola privata viene spesso pagato per prestazioni “a progetto” o in base al mero numero di ore che lavora.

Considerando una media di 30 ore “ufficiali” di lavoro, un insegnante privato arriva a guadagnare 2.000,00€ lordi circa al mese, ma per avere tabelle più precise occorre rifarsi al contratto specifico delle scuole private ANINSEI – “Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione e Istruzione” – che prevede diversi livelli e conseguenti retribuzioni che partono dai 1.100,00€ in su. La differenza sostanziale tra docenti iscritti a ruolo e a tempo indeterminato e quelli privati è data dalle ferie, che sono pagate nel primo caso mentre non contemplate nel secondo.

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I Bonus e le risorse offerte dal Ministero dell’Istruzione e Ricerca per gli insegnanti

Un’ultima considerazione va spesa nei riguardi degli incentivi e bonus che spettano agli insegnanti – ma solo quelli di ruolo – che lavorano come subordinati del MIUR. Ad ogni docente infatti, viene concesso ogni anno un Bonus di 500€ inserito all’interno della cosiddetta Carta del Docente, con la quale si possono effettuare acquisti per arricchire il proprio bagaglio formativo, come ad esempio libri di testo, manuali, riviste e anche corsi di formazione. Questo perché viene riconosciuto alla figura dell’insegnante l’onere dell’approvvigionamento di materiale didattico extra che può servire ad ampliare il progetto educativo.

Non mancano risorse online anche gratuite, come i blog didattici, dove un insegnante può attingere a documentazione e ispirazioni per rendere le lezioni più interessanti e per attuare un’auto formazione continua, indispensabile in questo settore. Negli ultimi anni, poi, il MIUR ha aperto una piattaforma molto interessante, denominata SOFIA – acronimo che sta per “Sistema Operativo per la Formazione e le Iniziative di Aggiornamento dei Docenti” e che vuole essere uno strumento innovativo e formativo, anche a livello curricolare; in sostanza si tratta di un mezzo di incontro tra domanda e offerta, da parte di Enti accreditati, di corsi di formazione, programmi scolastici e iniziative di vario genere e i docenti, che possono partecipare gratuitamente o a pagamento.

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