Pagamenti tracciabili, la lotta al contante passa anche dalle carte: il Fisco lo sa

Tranne poche eccezioni, i pagamenti devono rispondere alla tracciabilità. In molti casi, ne va persino della detraibilità fiscale delle spese.

Carta pagamento Fisco
Foto di Maria_Domnina da Pixabay

La questione è sempre la tracciabilità. Il sistema dei pagamenti, soprattutto nell’ultimo periodo, ha puntato in modo deciso sulla rivoluzione cashless, implementando la questione anche sul piano della detrazione degli oneri. Il tutto regolamentato dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, all’articolo 15. Solo un’eccezione: il pagamento di medicinali, dispositivi medici e tutto ciò che concerne la sfera sanitaria. In questo caso, la detraibilità verrà garantita anche con il pagamento in contanti. Per tutto il resto, meglio mettersi l’anima in pace.

Il Fisco ha iniziato da tempo a parlare chiaro sulla faccenda. Con la nuova circolare 7/E/2021, i chiarimenti arrivano in modo definitivo e in un dossier di svariate pagine. Innanzitutto, si specifica che una prestazione non fornita da strutture pubbliche o con accredito al Ssn, l’annotazione in fattura può sostituire il riconoscimento del pagamento tracciabile. In caso contrario, ovvero questa documentazione non vi sia, occorrerà produrre altro. La ricevuta del versamento bancario o postale ad esempio, oppure quella della carta di debito o credito. Ma anche strumenti più tradizionali, come la copia del Mav o del bollettino postale.

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Pagamenti tracciabili, così si accede alla detrazione

In sostanza, accedere alla detrazione ha le sue regole. Per quanto riguarda le spese per gli interessi passivi di un mutuo, inoltre, occorrerà dimostrare di aver provveduto tramite bonifici bancari o postali, oppure con sistemi di pagamento tracciabile. Come precisa il documento, “le ricevute quietanzate rilasciate dal soggetto che ha erogato il mutuo (banche o poste) relative alle rate di mutuo pagate e la certificazione annuale concernente gli interessi passivi pagati sono ritenute idonee a soddisfare i requisiti di tracciabilità”.

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In sostanza, una vera e propria crociata della tracciabilità contro l’uso del contante. Una partita che si è spostata anche nell’ambito della detraibilità e che, per questo, mette il tutto su un piano ancora più sbilanciato in favore dei sistemi di pagamento attestabili. Addirittura, alcune spese potrebbero restar fuori dal 730 se non dimostrabili da un punto di vista della tracciabilità. Un problema sorgerebbe nel momento in cui si dovesse usare una carta non propria per i pagamenti, ossia intestata a un altro soggetto. In questo caso, la detraibilità resta purché il contribuente utilizzi la carta “per pagare le spese detraibili riferite a se stesso”.

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