Non tutti i prodotti vengono venduti: ecco il “rimedio” di Amazon

Troppa produzione e una distribuzione non sempre sufficiente. Amazon, seguendo le indicazioni dei produttori, distrugge.

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Foto © AdobeStock

La proporzione fra materiale prodotto e materiale venduto non sempre viaggia in modo equo. Anzi, fin troppo spesso abbiamo assistito a scene impietose, di cibo gettato via perché rimasto invenduto o altri prodotti finiti male per la stessa ragione. Forse, però, nessuno di noi immaginava che persino un gigante come Amazon si trovasse di fronte a una problematica simile. Nello specifico, a una quantità abnorme di prodotti invenduti. Un servizio del canale televisivo ITV, ha mostrato alcuni stabilimenti del gigante dell’e-commerce nell’intento di distruggere milioni di prodotti rimasti in magazzino.

Una pratica che potrebbe apparire scioccante a un primo sguardo. Tuttavia non si tratta di qualcosa di illegale. Peraltro, l’azienda non è direttamente responsabile di tutto questo. Nonostante si tratti palesemente di uno spreco, sono gli stessi produttori a dare precise indicazioni ad Amazon. Il servizio è stato realizzato con l’ausilio di una videocamera nascosta all’interno di un magazzino scozzese, dove i prodotti vengono destinati alla “destruction-zone”, con tanto di contrassegno “destroy” sulle scatole. Si parla di oggetti rimasti invenduti oppure restituiti dal cliente, gettati in cassonetti e scaricati in centri di riciclaggio. Alcuni, invece, finiscono in discarica.

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Prodotti invenduti, le indicazioni date ad Amazon

Sempre secondo quanto dichiarato nel servizio, Amazon distruggerebbe in quel magazzino addirittura 130 mila prodotti alla settimana, il 50% dei quali ancora nella loro confezione originale. L’altra metà sono i prodotti restituiti dai clienti. Il problema, secondo gli autori dell’inchiesta, è che si tratti di prodotti potenzialmente donabili, o comunque distribuiti in beneficenza piuttosto che essere distrutti. Stando a un documento mostrato, in una settimana del mese di aprile, su 124 mila prodotti distrutti, appena 28 mila sono stati donati.

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Come detto, Amazon non è direttamente responsabile dello spreco. Diverse aziende, infatti, optano per la distruzione piuttosto che aumentare i costi di deposito con una lunga giacenza in magazzino. Amazon, da parte sua, fa sapere di star lavorando per “l’obiettivo smaltimento zero dei prodotti e la nostra priorità è rivendere, donare a organizzazioni di beneficenza o riciclare i prodotti invenduti”. Fra le strategie adottate, anche quella di destinare i prodotti al recupero energetico. Tuttavia, anche questo è un obiettivo da ridurre al lumicino. La ridistribuzione sembra essere la soluzione ricercata. Lo dirà il tempo.

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