Musica e spettacolo, prove di rinascita: il fondo Scena Unita raccoglie una fortuna

Scena Unita funziona: in 8 mesi raccolti quasi 5 milioni di euro a sostegno dei lavoratori del settore. Ora si punta a una riforma del sistema.

Musica Scena Unita
Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay

Incassi a picco per quasi tutto il 2020, limitazioni, restrizioni e praticamente zero eventi in presenza per un anno. Il bilancio dell’anno pandemico dei lavoratori dello spettacolo è impietoso e lo si sapeva già da tempo. La mobilitazione degli artisti è stata sempre massiccia, anche e soprattutto per le maestranze. Perché non va mai dimenticato: il prodotto finale, ciò che è mostrato al pubblico, non è altro che l’epilogo di un lavoro enorme di programmazione, professionalità e assemblaggio di una scena. Un’operazione mastodontica, che impiega centinaia di lavoratori in centinaia di settori.

Un esempio calza sempre bene: dare una scorsa ai titoli di coda ogni volta che finisce un film. Troppo lunga, solitamente lasciamo il cinema non appena cominciano o spegniamo il televisore una volta finito il film. Sempre che non inizi una pubblicità. Ecco, il mondo dello spettacolo (che include cinema, musica e teatri) non è per nulla solo l’artista ma un connubio probabilmente unico di professionalità al servizio di una produzione finale. Il fondo di solidarietà Scena Unita, creato proprio dagli artisti, mira a sostenere quella parte lì, nascosta ma fondamentale. I lavoratori dello spettacolo. E questo fondo, ora, è arrivato a raccogliere la bella somma di 4 milioni e 780 mila euro, in appena 8 mesi.

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Scena Unita, cosa fa il fondo a sostegno dei lavoratori dello spettacolo

Gli obiettivi che hanno animato la nascita di Scena Unita (gestito da fondazione Cesvi, in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub) sono sostanzialmente due: offrire ai lavoratori in difficoltà, messi in ginocchio dalla pandemia, un supporto concreto. E, nondimeno, imprimere all’interno sistema dello spettacolo quella spinta necessaria per la ripartenza. In tutto, 154 artisti si sono messi al servizio della causa tramite finanziamenti personali, affiancati da 113 brand. In poco tempo, è stata effettuata una donazione di quasi 2 milioni di euro per oltre mille lavoratori, mentre altri 251 mila euro sono stati assegnati a imprese individuali dello spettacolo. Ulteriori 2 milioni e mezzo di euro sono stati convogliati in progetti per la ripresa del settore tutto.

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Fra i promotori dell’iniziativa, il cantante Fedez, affiancato da colleghi come Giusy Ferreri, Vasco Rossi, Shade e Francesca Michielin. Assieme a loro, una rappresentanza estremamente vasta del mondo della musica e dello spettacolo, impegnati per rispondere alle necessità sia degli artisti che delle maestranze. Ma anche per richiedere al governo una maggiore considerazione di un settore che fornisce, dopotutto, un importante contributo alla macchina statale. Agli appelli per una riforma del settore susseguitisi nel corso dei mesi più duri della pandemia, segue ora una richiesta strutturata di una nuova politica industriale per lo spettacolo. Il messaggio è che forse il disastro può offrire un’occasione per migliorare.

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