Btp e Titoli di Stato, i soldi sono davvero al sicuro? Tre motivi per dubitarne

Inflazione, crollo dei titoli e.. trend: per chi investe in Btp non c’è quasi nulla di calcolato. Ma a volte il rischio è pari alla garanzia.

Btp investimenti
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Btp e Titoli di Stato. Tecnicamente due fronti di investimento piuttosto sicuri, abbastanza accessibili e vincolati da regole precise. Tanto da rendere appetibile investirci sopra, anche in un periodo non certo sicuro dal punto di vista dei mercati come quello che stiamo vivendo. Del resto, l’investimento in azioni è di per sé più rischioso e chi sceglie la strada delle obbligazioni mira a ridurre la percentuale di rischio e proteggere il proprio capitale. Tuttavia, anche la strada dei Btp non è esente da qualche spauracchio. Anzi, per chi mette soldi dei veri e propri incubi.

Tre più che altro. Dei fattori di rischio che possono subentrare in corsa e, per un investitore esperto, lasciare qualche dubbio circa la possibilità di investire. Tuttavia, in questo caso subentrano anche le garanzie poste dall’obbligazione per la quale si sceglie di immettere i propri soldi. Nel caso dei Btp, i fattori che possono subentrare sono diversi e, a seconda della situazione, bilanciano le garanzie offerte.

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Btp, il rischio inflazione

Quello dell’inflazione è un rischio imprevedibile, per certi versi. L’aumento del costo della vita, infatti, viene determinato dal subentrare di condizioni particolari ma contribuisce a creare una sorta di effetto boomerang. Sulla base di un rialzo delle materie prime, ad esempio, il tasso di inflazione andrebbe a interessare che le aziende di trasformazione e intermediazione. Nel mese di maggio l’Istat parlava di un tasso all’1,30%. Stando così le cose, viene da chiedersi se, detratte le tasse e il… tasso, il rendimento di un bond possa essere ancora positivo. Anche in questo caso dipende da vari fattori, non solo dal tasso di inflazione.

Uno dei problemi potrebbe essere quello della durata: più si va avanti, più si alzerebbero i tassi per cercare di frenare l’aumento dei prezzi. E le emissioni obbligazionarie ne risentirebbero inevitabilmente. Per esempio, con un piccolo aumento di mezzo punto percentuale, un Btp a 10 anni potrebbe veder scendere le quotazioni di oltre il 4%.

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Il crollo dei titoli

Anche questo non può essere un rischio calcolato. Il crollo dei prezzi dei titoli, tuttavia, diventerebbe un’eventualità abbastanza prossima nel momento in cui l’inflazione dovesse spingere al taglio degli acquisti dei bond. Le scadenze medio-lunghe dei Btp sarebbero le più colpite e, visto che la maggior parte sceglie questa via, gli investitori interessati sarebbero parecchi. L’inflazione attuale, secondo gli esperti, non necessita ancora toni allarmistici ma l’aumento dei prezzi sarebbe da leggere nell’ottica della ripresa economica. In sostanza, il rischio potrebbe anche rivelarsi un trend positivo.

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