Dai film alla triste realtà: cos’è e come funziona il credito su pegno

Il Monte della Pietà opera a Roma dal XVI secolo. E oggi, come ieri, elargisce finanziamenti dietro pegno. Ma in modo leggermente diverso.

Monte dei pegni prestito
Foto © AdobeStock

Forse non tutti sanno che il servizio di prestiti su pegno del Monte della Pietà, a Roma, è attivo dalla prima metà del XVI secolo. Una datazione che la dice lunga sullo strumento del prestito e sulle implicazioni avute nel corso della storia. Il cosiddetto “Monte dei pegni”, nel tempo, ha maturato una condizione quasi folkloristica (per chi non ha avuto a che farci, naturalmente), citato in film, oggetto di gag comiche e di tragicommedie, tanto per far capire come, in qualche modo, l’immaginario collettivo abbia assorbito il suo ruolo accostandolo a esistenze difficili, di chi per vivere è costretto a rinunciare (si spera provvisoriamente) a ciò che ha di più caro.

Circondato da un’aura a metà fra la storia e il vissuto, il sistema del credito su pegno ha attraversato i secoli mantenendo la sua operatività in modo praticamente immutato nel concetto di base. Certo, in termini tecnici si è radicalmente modificato il modo di agire del vecchio Monte dei pegni rispetto al più moderno sistema di credito su stima. Il meccanismo è più o meno lo stesso ma con la differenza che, oggigiorno, il sistema è stato assorbito dalle banche e dalle finanziarie. E saranno i loro periti a determinare il valore dell’oggetto in cambio del quale (eventualmente) erogheranno denaro.

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Dai film alla triste realtà: il sistema del credito su pegno

Il credito su pegno, a ogni modo, non concede il totale del valore stimato. Qualora un oggetto venga valutato 1.000, il prestito concesso non supererà i quattro quinti del totale. In questo quadro, l’oggetto stesso rappresenta la garanzia, senza che sia necessario fornirne altre al fine dell’erogazione del prestito. Il disavanzo fra valore e somma elargita consente alla banca di rientrare del finanziamento con gli interessi inclusi. Secondo quanto previsto dalla legge, la durata del credito su pegno varia da un minimo di tre mesi a un massimo di un anno. E’ la banca, comunque, a emettere una polizza al portatore nella quale saranno indicati i tempi per la restituzione. Solitamente si parla di sei mesi con possibilità di rinnovo.

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Un dato è piuttosto indicativo, per far capire come la forma del microcredito (ovvero somme esigue, fino a un massimo di 1999,99 euro) sia valida ora come qualche secolo fa: appena il 10% degli oggetti impegnati non viene riscattato. Il che significa come, nella stragrande maggioranza dei casi, chi mette al pegno un proprio bene di valore (solitamente gioielli, oro ma anche manufatti particolarmente preziosi, come quadri e tappeti) alla fine riesce a tornarne in possesso. Per chi non ci riesce, dovrà accettare che il proprio oggetto venga messo all’asta, entro 30 giorni dopo la scadenza del prestito. Se dovesse essere rivenduto a un valore più alto delle stime, a ogni modo, l’ex proprietario intascherà la differenza.

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