Pensioni: grande sorpresa in arrivo da gennaio 2022, ma…

Grandi cambiamenti in vista per quanto riguarda le pensioni. Dal 2022 ci saranno diverse novità a patto che l’emergenza Covid non si protragga ancora 

pensioni

Le novità sulle pensioni sono ormai all’ordine del giorno. In attesa di riscontri ufficiali bisogna fare i conti con tutte le possibili soluzioni che potrebbero delinearsi.

A prescindere da cosa accadrà per chi si appresta ad uscire dal mondo del lavoro e dalla ormai sicura abolizione di quota 100, sono in programma altri accorgimenti per coloro che ormai già sono all’interno del sistema pensionistico.

Bisognerà però capire quale sarà l’evoluzione della situazione Covid-19 e le decisioni dell’Esecutivo Draghi, che si è mostrato sempre piuttosto sensibile rispetto a questa dinamica.

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Pensioni: ecco cosa succederà dal 1 gennaio 2022

Ma qual è la novità più importante che potrebbe entrare in vigore il prossimo 1 gennaio 2022? Si tratta della rivalutazione degli assegni, un meccanismo con cui ogni anno le pensioni vengono rimodulate in base all’andamento dell’inflazione in modo tale che queste non perdano il loro potere d’acquisto.

Dunque, un’aumento che riguarderebbe tutti gli assegni, che dal 2022 dovrebbero essere calcolati con un sistema più favorevole per gli importi medio-alti. Negli ultimi anni infatti era stato introdotto un metodo di rivalutazione che andava a completo svantaggio di coloro che percepivano un assegno superiore ai 2.000 euro. 

A quanto pare però questo meccanismo che ha scontentato e non poco pensionati e sindacati è destinato ad andare in archivio. Nel dettaglio ecco come potrebbero cambiare le percentuali di rivalutazione:

  • perequazione piena al 100% per coloro che ricevono un trattamento sotto le quattro volte della soglia minima,
  • rivalutazione al 90% tra le quattro e le cinque volte il minimo,
  • perequazione al 75% sopra le cinque volte il minimo.

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Facendo un esempio pratico, i soggetti che percepiscono una pensione compresa tra i 2.000 e i 2.500 euro lordi godranno di una perequazione del 90% anziché del 77% come avviene attualmente. Insomma, una gran bella notizia che va comunque presa con cautela. Il delicato momento storico potrebbe far ponderare agli organi politici di procrastinare la modifica.

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