I nuovi poveri del Covid da nord a sud: chi sono e di cosa hanno bisogno

In poco più di un anno di covid sono aumentati a dismisura i poveri. Rispetto allo scorso anno però le necessità primarie di queste persone sono profondamente mutate 

Poveri
Fonte Pixabay

Il covid ha lasciato in eredità tantissime persone povere in ogni punto del Bel Paese. Durante il primo lockdown e nei mesi appena successivi sono stati tanti a bussare alla porta della Caritas per chiedere aiuto, in particolar modo un pasto caldo.

Col passare del tempo e con il prosieguo straziante della pandemia, la situazione è leggermente cambiata. I cittadini ormai hanno bisogno di altro. Se in qualche in modo un piatto a tavola lo si riesce a mettere, è tutto il contorno a rendere l’esistenza decisamente più dura.

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Poveri da covid: a quali categorie appartengono o come sono mutate le loro esigenze

Stando alle testimonianze dirette dei volontari delle associazioni che si sono ritrovati a dover far fronte alle richieste di queste persone, adesso lo scenario è decisamente differente. Sono le spese per l’affitto o mutuo, le bollette o eventuali visite mediche specializzate a tenere in ansia gli italiani da nord a sud dello stivale.

A rendere ancor più allarmante la situazione è che oltre ai lavoratori a nero sono precipitati in stato di indigenza anche lavoratori stagionali, dell’arte e della cultura, professionisti con partita Iva, organizzatori di eventi, fisioterapisti, camerieri e parrucchieri. Se ne potrebbero citare anche altri, ma quelli riportati sono esemplificativi di una situazione senza precedenti.

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Per questo molti organi che lavorano in questo ambito coadiuvati dalle amministrazioni comunali, hanno dato vita ad un welfare parallelo a quello del Governo fatto di fondi e ristori. Oltre ad elargire somme di denaro, sono stati ideati dei progetti di riqualificazione professionale e ricerche di nuove opportunità di lavoro attraverso dei volontari. Sono inoltre stati attivati tirocini e finanziamenti di piccoli progetti di lavoro autonomo. 

Un esempio di tutto ciò è il “Fondo San Giuseppe” creato dalla Caritas Ambrosiana in collaborazione con l’Arcidiocesi e il comune di Milano. Grazie anche alle donazioni dei cittadini privati è stato possibile aiutare in diversi modi circa 2500 persone in tutta la Lombardia. 

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