Contributo integrativo, istruzioni per l’uso: cosa cambia per il fatturato

Un interrogativo che accomuna diversi beneficiari del fondo perduto: il contributo integrativo concorre al fatturato? La risposta è ambivalente.

Fondo perduto fatturato
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Contributo a fondo perduto per compensare la perdita di fatturato. Un dato assodato in relazione a quanto previsto dal Decreto Sostegni ma che, di rimando, produce un dubbio abbastanza corposo fra i fruitori. Quanto viene percepito come contributo contribuisce a fare fatturato? Molto semplicemente, il contributo integrativo concorre alla base imponibile Iva ma non sul reddito che andrà tassato. Questo vale per i professionisti iscritti alle casse private, mentre per coloro con iscrizione alla Gestione separata la variabile non si applica. Le domande possono già essere inviate (via a partire dal 30 marzo scorso).

Naturalmente andrà prestata attenzione a una serie di circostanze, prima fra tutte il requisito del fatturato. Una componente essenziale per l’accesso ai fondi previsti dal decreto ma, al tempo stesso, un elemento che sortisce qualche perplessità. E questo non tanto per quanto concerne la “regressione” degli incassi, quanto piuttosto per il contributo integrativo addebitato al committente. Ecco perché è arrivato l’intervento dell’Agenzia delle Entrate, che ha cercato di dissipare i dubbi attraverso un vademecum messo a disposizione dei fruitori.

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Contributo integrativo, istruzioni per l’uso: la differenza fra gli autonomi

Per quanto riguarda i requisiti, essenziale non aver percepito ricavi o compensi superiori a 10 milioni di euro nel 2019. Questo fa sì che molti lavoratori autonomi (soprattutto i più piccoli naturalmente) possano accedere al contributo. Importante, inoltre, un ammontare medio mensile dei ricavi 2020 (fatturato e corrispettivi) inferiore del 30% rispetto al 2019 e l’aver aperto la Partita Iva a partire dall’1 gennaio 2019. Elemento, questo, che invece in parte chiude a una serie di autonomi. Il calcolo del contributo viene effettuato attraverso una percentuale applicata all’importo venuto fuori dalla media mensile del fatturato 2020 e 2019. Il “per cento” utilizzato oscilla fra il 20% e il 60%, a seconda dei ricavi avuti nell’anno pre-pandemico.

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E qui spunta il nodo del contributo previdenziale integrativo e della sua valenza in termini di calcolo del fatturato. Il discorso varia leggermente fra i professionisti senza cassa (Gestione separata Inps) e coloro iscritti a una cassa privata. Nel primo caso, trattandosi di lavoratori per i quali il contributo concorre alla base imponibile e ai compensi soggetti a tassazione, risulterebbe fatturato. Nel secondo caso, il contributo integrativo concorre solo alla base imponibile. Sarebbe quindi da tenere fuori dalla voce fatturato. Su questo punto l’ente è stato meno chiaro. Forse rimedierà a breve. Del resto, i dubbi sono parecchi.

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