Contratto a tempo determinato: rischia di cambiare tutto con il Decreto

Il contratto a tempo determinato potrebbe cambiare in futuro nella propria forma, capiamo se per i lavoratori sarà meglio o no

Contratti a tempo determinato: rischia di cambiare tutto con il Decreto
Contratto a tempo determinato (Fonte foto: web)

Sarà la riforma del Decreto Dignità a rischiare di cambiare la forma del contratto a tempo determinato. Per ora, il contratto resta nella sua forma semplificata fino al prossimo 31 dicembre, ma non è detto che poi resti ancora tale. Intanto, tra le novità in atto, anche quella del contratto di espansione.

Per il determinato, si pensa che si possa intervenire su quattro punti specifici, rendendo ad esempio meno accessibile la proroga tra 12 e 24 mesi, senza possibilità di passarlo poi in indeterminato. Il Decreto Dignità per esempio, volge verso l’eliminazione delle causali che lo permettono.

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Come andrebbe a cambiare il contratto a tempo determinato

Andiamo a scoprire quali sono i quattro punti che verrebbero rivisti:

  • Causali riviste dalla contrattazione collettiva, quindi eliminate per legge;
  • incentivi alle aziende, consistenti in sgravi contributivi per chi assume a tempo indeterminato;
  • durata massima del contratto da 24 a 36 mesi;
  • eliminazione dei contributi addizionali, il che rende ogni contratto meno gravoso per il datore di lavoro.

Quindi, ecco che i contratti determinati avrebbero il loro limite nei 36 mesi, con eventuale proroga rispetto ai 24 in vigore oggi. Tutto questo, potrebbe inoltre, non essere inserito nel Decreto Dignità, ma se si ascoltassero le richieste dei partiti, entrare a far parte del Decreto Sostegni che intanto allarga anche la forbice per la Naspi. In particolare, due richieste sono state inoltrate dalla leghista, Tiziana Nisini.

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Vale a dire, la possibilità di non valutare per la durata dei contratti a tempo determinato le mensilità del periodo di emergenza sanitaria; alzare il limite massimo a 36 mesi per i rapporti di lavoro a tempo determinato firmati entro il 31 dicembre 2022. Il Pd da parte sua invece, lotta principalmente per l’eliminazione delle causali con la quale sembra essere d’accordo anche Forza Italia.

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