Amazon, l’ammissione: cosa sono costretti a fare i dipendenti per non tardare le consegne

Dopo le polemiche delle ultime settimane arriva l’ammissione di Amazon. Ecco cosa sono costretti a volte a fare i dipendenti della società per non tardare le consegne.

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Amazon (Fonte foto: web)

Gli ultimi mesi sono stati segnati dal Covid che continua purtroppo ad avere un impatto negativo sulle nostre esistenze, sia per quanto concerne i rapporti interpersonali che quelli economici. A causa delle varie restrizioni, infatti, molti imprenditori continuano, purtroppo, a tenere le serrande delle proprie attività chiuse, con ripercussioni nelle tasche di molte persone. Se tutto questo non bastasse, le varie limitazioni negli spostamenti hanno portato ad optare per un utilizzo maggiore dei vari dispositivi elettronici, che offrono la possibilità di comunicare con amici e parenti seppur fisicamente distanti, in qualsiasi momento. Oltre a restare in contatto con persone in ogni angolo del pianeta, grazie ad internet, ad esempio, è possibile acquistare prodotti di vario genere.

Non a caso, proprio nell’ultimo periodo, si è registrato un vero e proprio boom del mondo dell’e-commerce. Una situazione che ha permesso a questo tipo di settore, ed in particolare ad Amazon, di aumentare notevolmente i profitti. Dall’altro canto, però, i dipendenti si ritrovano a dover fare i conti con un’enorme quantità di lavoro. Se tutto questo non bastasse, proprio il colosso dell’e-commerce ha di recente fatto un’ammissione a proposito dei suoi lavoratori, che non può passare di certo inosservata. Dopo alcune polemiche, infatti, la società ha confermato cosa sono costretti, a volte, a fare i lavoratori per non tardare le consegne.

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Amazon, l’ammissione: autisti costretti a fare pipì nelle bottigliette

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Amazon (Fonte foto: web)

Tra le società di e-commerce più conosciute al mondo, ogni giorno sono in tanti ad ordinare oggetti di vario tipo da Amazon, che puntualmente giungono nelle nostre case. Un pacco che nasconde dietro di sé un vero e proprio mondo, fatto di gente che lavora nei centri di distruzione e autisti che si occupano di consegnarli ai clienti. Proprio gli autisti sono finiti di recente al centro dell’attenzione per via di alcune polemiche riguardanti la loro attività. A sollevare la questione è stato qualche settimana fa un membro democratico della Camera Usa, Mark Pocan.

Quest’ultimo, attraverso un tweet, aveva infatti fatto sapere: “Solo perché paghi i tuoi impiegati 15 dollari all’ora non ti rende un posto di lavoro all’avanguardia se costringi i tuoi impiegati a fare pipì nelle bottiglie di plastica“. Parole che non sono passate di certo inosservate, con l’azienda che ha inizialmente smentito, salvo poi ammettere la veridicità della questione resa pubblica da Pocan.

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La stessa società, infatti, ha ammesso: “Sappiamo che i nostri autisti possono avere e hanno problemi a trovare i bagni a causa del traffico o perché percorrono strade fuori mano e questo è stato particolarmente frequente durante la pandemia di Covid, quando molti bagni pubblici erano chiusi”. Amazon ha quindi fatto sapere che si tratta di un problema di “lunga data“, che “riguarda tutto il settore“. Proprio per questo motivo “Vorremmo risolvere il problema. Non sappiamo come, ma cercheremo delle soluzioni“.

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