Investitori fai-da-te, la trappola psicologica: il web nelle vesti del “burattinaio”

Secondo una ricerca americana, il piazzamento di notifiche o pubblicità stimola l’attenzione e anche l’assunzione del rischio per gli investitori online.

Psicologia investimento
Foto di PixxlTeufel da Pixabay

Se a qualcuno dovesse essere capitato di leggere l’autobiografia di Jordan Belfort, The Wolf of Wall Street, probabilmente saprà quanto l’abilità psicologica di un venditore possa giocare un ruolo cruciale nel piazzare un prodotto. Lì si parlava al telefono, era quello lo strumento della “fortuna”, attraverso il quale convincere questo o quello sconosciuto cliente ad acquistare un tot di azioni per piazzarsi in tempo e guadagnare (sempre in teoria) parecchi soldi. Ecco, la stessa logica si potrebbe applicare all’online. Anzi, forse in modo anche più efficace, considerando la semplicità d’accesso e, soprattutto, la possibilità che il web offre di fare da sé.

In questo campo subentra quella che viene chiamata finanza comportamentale, declinata però nel senso opposto a quello a cui, in teoria, vorrebbe ottemperare. Ed ecco che l’acquisto di un servizio finanziario, non per forza conosciuto (men che meno compreso fino in fondo), da roba per esperti diventa uno zuccherino alla portata di tutti. Per poi scoprire, fin troppe volte, che l’aver investito i nostri soldi non ha avuto niente di dolce. Anzi.

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Una ricerca scientifica condotta negli Stati Uniti ha notato come sia la pubblicità (nientemeno) a influire sulla tendenza all’acquisto. Niente di strano, ovvio, ma rispetto a quello che può essere uno spot televisivo, che affeziona più che irretisce, le pubblicità online sono delle vere e proprie costanti. Poste ovunque, nei punti e nei momenti giusti (ovvero praticamente sempre), forniscono da stimolo implicito all’acquisto. E anche, in qualche modo, alla fascinazione.

Investitori fai-da-te, la trappola psicologica: attenzione e rischio

E-mail, popup, notifiche, messaggi e chi più ne ha più ne metta. Secondo i ricercatori, niente sul web è casuale: gli stimoli all’attenzione sono studiati proprio per indurre l’internauta a sviluppare il proprio potere decisionale, orientandolo verso una sempre più automatica fiducia nelle possibilità offerte dall’investimento via internet. Non è un caso che durante la pandemia, ovvero in un periodo di convivenza forzata con la tecnologia anche per lavoro o didattica, siano aumentate sensibilmente le persone che hanno deciso di tentare la strada della finanza online. Investitori quasi mai pienamente consapevoli dei rischi né del fatto di entrare in un mondo ancora non esaustivamente regolamentato.

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L’obiettivo della ricerca è stato proprio tentare di capire cosa possa unire gli stimoli dell’attenzione con l’assunzione dei rischi finanziari. In questo senso subentrano almeno un paio di condizioni, in grado di trasformare lo stimolo all’attenzione in valutazione rapida del tema, fornendo quindi un viatico all’assunzione del rischio. Posto questo, c’è anche da dire che una ricerca simile apre uno spaccato sui rischi del web. Ancora più importante perché qui entrano in ballo soldi veri e, soprattutto, delle tendenze che indicano nei giovani coloro più ben disposti all’assunzione del rischio. Se non è un allarme poco ci manca.

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