Svolta epocale: c’è una regione in Italia dove si può vendere la cannabis

La cannabis ad uso ricreativo è da sempre illegale in Italia, ma in una regione se utilizzata per altri fini può essere venduta in maniera lecita 

cannabis
Fonte Pixabay

Il dibattito sull’uso della marijuana ha da sempre diviso in due gli italiani. C’è chi si è sempre schierato contro catalogandola come “droga” e chi invece ne ha fatto una fedele compagna nei momenti di relax.

In pochi però negli anni hanno sottolineato i notevoli benefici da un punto di vista sanitario. Nel Bel Paese sebbene non sia riconosciuto come farmaco può essere prescritta per alcune malattie (sclerosi multipla, anoressia, malattie reumatiche, effetti collaterali della chemioterapia e di terapie contro l’HIV) le cui cure convenzionali sono risultate inefficaci.

Per effetto di ciò in Italia dal 2007 la si può utilizzare legalmente per questo motivo. Dal 2013 è riconosciuta anche la pianta in forma vegetale ed i suoi estratti. Successivamente nel 2015 sono state introdotte norme a livello nazionale in tal senso, ma rimane l’autonomia regionale sulle leggi riguardanti questa spinosa materia. 

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Cannabis: in quale regione italiana è possibile trovarla “legalmente”?

Su questa scia, la Sicilia ha deciso di fare un notevole passo in avanti, aprendo a questa possibilità di cura. L’Assemblea Regionale Siciliana attraverso la sottoscrizione dell’articolo 67 della Legge di Stabilità ha avviato progetti per la fornitura di cannabis terapeutica alle imprese sparse sul territorio.

Questo per far fronte all’aumento di domanda da parte delle Autorità Sanitarie non solo locali, bensì nazionali. A proporre la rivoluzionaria iniziativa, è stato l’Assessore Ruggero Razza ed è stata votata all’unanimità dal governo regionale.

Dunque d’ora in poi nella splendida isola del Sud Italia, sarà possibile coltivare il prodotto solo ed esclusivamente per fini medici. Inoltre sarà la regione a farsi carico delle spese per i pazienti. La cannabis sarà quindi garantita gratuitamente. 

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I medici delle aziende sanitarie pubbliche regionali e altri specialisti di settore dovranno invece contribuire al tassello finale di questo mosaico di primo impatto perfetto. Si dovranno occupare di prescrivere la terapia per una durata massima di 6 mesi. 

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