Molti i settori a rischio, ma per Draghi alcuni sono di ‘Serie B’

I settori di lavoro in pericolo sono davvero tanti, ma per il presidente Draghi questo pericolo non sussiste

Molti i settori a rischio, ma per Draghi alcuni sono di 'Serie B'
Mario Draghi (Fonte foto: web)

Se siete appassionati di dietrologia, non potete non andare a consultare il documento: Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid, redatto dai trenta maggiori banchieri del mondo tra cui proprio l’attuale premier italiano, Mario Draghi.

All’interno del documento, ci dovrebbero essere le istruzioni su come inizialmente fronteggiare il post pandemia, con le istruzioni però di dare finanza attraverso il debito. Secondo loro, il Governo non dovrebbe quindi aiutare chiunque ne avesse bisogno, le cose vanno aggiustate in maniera diversa.

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Settori a rischio e settori ‘essenziali’

Nel loro intento, la politica dovrà considerare iniziative come l’allocazione di risorse finite del Governo nell’ambito di una possibile recessione con prolungamento. Quindi, se si parla di prolungare, è giusto pensare che secondo questi banchieri, il Covid dovrebbe durare anni, non mesi. Il documento, parla di “lungo termine”, immaginato in economia, come una durata di cinque anni. Ed ancora, si parla di: “occorre minimizzare i costi di lungo termine delle politiche e delle iniziative”.

Quindi per capirci, questi banchieri tra cui ricordiamo c’è anche Mario Draghi, ritengono che alcuni settori non siano meritevoli di essere salvati. Ciò significa che molte famiglie vivranno un momento di crisi, ancor peggiore di quello che già si sta verificando.

Il documento, continua su questa linea: “La risposta iniziale dei governi al coronavirus è insostenibile, – Ed ancora –  l’inadeguato target del supporto porta a un livello di spesa pubblica che sarebbe insostenibile per la lunga durata dell’economia“. Secondo il premier, verrebbero salvati quei rami detti corporate, ovvero settori che includano ambiente e lavoro digitale. Il problema è che proprio in Italia, gli altri settori rappresentano l’80% della forza lavorativa.

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