Affitto troppo alto: il commerciante è in rosso, ma il giudice sorprende tutti

La vicenda nel trevigiano, dove un negoziante non riuscendo a pagare l’affitto del negozio è stato aiutato dalla sentenza di un giudice.

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Le difficoltà economiche che la pandemia di coronavirus ha portato sono palesi per tutti, ma per alcuni più di altri. Come in questo caso nel trevigiano, dove un commerciante non riuscendo più a pagare un contratto di locazione estremamente alto si è rivolto alla clemenza della corte.

Il contratto prevedeva che questo pagasse un importo di circa 100.000 euro all’anno, ma grazie al giudice ha ricevuto un grande favore.

Dopo un crollo del fatturato del 60% il commerciante riusciva a pagare solo un settanta per cento dell’accordo pattuito, con la minaccia successiva del proprietario di attingere alla fideiussione depositata.

Affitto troppo alto: il commerciante è in rosso, ma il giudice abbassa il prezzo e lo aiuta

A quel punto il commerciante si è riferito al Tribunale di Treviso per bloccare il prelevamento della garanzia e di rideterminare la pigione, alla luce dell’impossibilità di sostenere l’intero ammontare.

Il giudice ha accolto la richiesta ed ha dichiarato di abbassare l’importo annuo a 50.000 euro con una diminuzione del contratto di locazione a partire da febbraio 2021 fino alla fine dell’anno.

“Di norma, quando il conduttore non paga con puntualità l’affitto di un’attività commerciale, si verifica un inadempimento e a questo consegue lo scioglimento del contratto. In questo caso, invece, si è ritenuto che la risoluzione contrattuale non fosse percorribile perché l’inadempimento è causato da un fatto esterno, indipendente dalla volontà del conduttore”, queste sono state le parole dell’avvocato della difesa Serena sulla vicenda conclusasi.

«Una pronuncia molto significativa che racconta delle difficoltà conclamate di una categoria e che va nel senso di una raccomandazione fatta nel luglio dello scorso anno il Massimario della Corte di Cassazione, una sorta di ufficio studi della Suprema corte». 

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