Blocco dei licenziamenti, deadline all’orizzonte: Confindustria illustra il piano

Riforma transitoria per le aziende più in crisi e Cig ordinaria per le altre: il presidente Bonomi prova a tracciare la strada prima del 31 marzo, quando scadrà il blocco licenziamenti.

Blocco licenziamenti
Foto di klimkin da Pixabay

Se con la questione delle cartelle esattoriali si tiene d’occhio la scadenza del 28 febbraio, sul blocco dei licenziamenti è il 31 marzo la data limite. Quel giorno scadrà il provvedimento ponte concesso per scongiurare la perdita reale del lavoro di migliaia di lavoratori italiani e, almeno per il momento, restano aperte le ipotesi su quel che accadrà dopo. Sull’argomento torna il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, tentando di offrire le prime risposte per il superamento del blocco dei licenziamenti. Obiettivamente non semplice, vista la situazione generale ancora di piena emergenza.

Certo, c’è stato anche un passaggio di consegne fra un governo e un altro. E questo non può che essere un elemento di deterrenza ai vecchi programmi. Specie se, come ha lasciato intuire il premier Mario Draghi, l’Italia dovrà fare i conti sia con un piano di continuità che di discontinuità rispetto al Conte II. E sul blocco, così come sui Ristori, per il momento c’è ancora da discutere, molte variabili da tenere in considerazione e, nel contempo, una popolazione italiana che cerca di capire cosa le riserverà il futuro.

Una riforma transitoria. Il leader di Confindustria cerca di non sbilanciarsi in promesse, scegliendo la via della prudenza su un tema che ormai va avanti da un anno. E la strada, in questo senso, sarebbe quella già paventata da Bonomi qualche settimana fa: proseguire il blocco solo per alcune attività. L’auspicata riforma andrebbe a comprendere periodi di Cassa integrazione a carico dello Stato (quindi sgravata dalle aziende). E, soprattutto, a tamponare per i settori più in crisi, fra i quali quello commerciale e il turismo.

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Blocco dei licenziamenti, deadline all’orizzonte: l’idea del presidente Bonomi

Inevitabile che una riforma sotto questo aspetto richiederebbe anche il rinnovamento degli ammortizzatori sociali e anche delle politiche attive. Lo ricorda lo stesso Bonomi a Rtl: “E’ l’unica via per uscire da un blocco che non può essere sine die; oggi siamo di nuovo sotto scadenza a chiederci come poter uscire da questa dimensione”. Uno sblocco che, a ogni modo, non significherebbe licenziamenti in massa ma, per le aziende che non rientrerebbero nella riforma transitoria, l’accesso alla Cig di 52 settimane.

Su questo punto Bonomi è stato chiaro. “Bisogna fare una norma transitoria ma per le aziende che sono soggette a restrizioni e fortemente in crisi come commercio e turismo è corretto il blocco e la CIG a carico dello Stato“. Per le altre si ricorre a vie ordinarie. Con la speranza che, al termine della proroga, si ragioni su prospettive diverse.

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