Abbassa la mascherina e viene licenziato: sindacato sul piede di guerra

Il sindacato Flai Cgil annuncia un’agitazione assieme ai colleghi del lavoratore: “Azione discriminatoria”.

Mascherina operaio sindacato
Foto di Jordy_Nijenhuis da Pixabay

Agitazione per un licenziamento. Ma in realtà le motivazioni vanno oltre il semplice allontanamento, andando a toccare una sfera di quotidianità pesantemente modifica dal coronavirus. E che porta determinati atteggiamenti nel novero dei gesti degni di condanna. E’ quello che devono aver pensato i dirigenti di uno stabilimento della Star di Agrate Brianza che, nei giorni scorsi, hanno dapprima sospeso e poi licenziato un proprio dipendente, reo di non aver indossato in modo corretto la mascherina in ditta.

Una decisione che ha lasciato interdetti i colleghi e anche i sindacati, che hanno già promesso agitazione: “Un iscritto, da oltre 20 anni alla Cgil e 25 anni dipendente in Star, a inizio gennaio ha ricevuto una lettera dove gli si contestava l’uso non corretto della mascherina, perché abbassata. Ed è stato contestualmente sospeso. Il 3 febbraio lo hanno licenziato”. Così la segreteria generale della Flai Cgil della provincia di Monza Brianza.

LEGGI ANCHE >>> Conti correnti, occhio ai costi: ecco le banche più convenienti

LEGGI ANCHE >>> Dieci euro: quanto può fruttare l’investimento a… uno zero

Abbassa la mascherina e viene licenziato: la protesta della Cgil

In sostanza, un comportamento ritenuto irresponsabile, tanto da portare la dirigenza aziendale a decretare l’allontanamento dal posto di lavoro. Il che, in un periodo di difficoltà economica ingente e preponderante non è certo un dettaglio di scarsa rilevanza. E non che prima lo sarebbe stato, chiaro. Il punto è che le circostanze, secondo la suddetta sigla sindacale, non sarebbero state così gravi da giustificare addirittura un licenziamento. La Cgil, in una nota, ha infatti ricordato che “in otto ore di lavoro può capitare di abbassare la mascherina per prendere fiato, ovviamente verificando di essere a distanza di sicurezza“.

Secondo la Flai Cgil, non si tratta di un’azione legittima ma di un atto di discriminazione nei confronti del lavoratore. Un punto sul quale sarebbero d’accordo anche i colleghi dell’uomo, i quali parteciperanno assieme ai rappresentanti sindacali alla mattinata di agitazione dinnanzi alla sede aziendale di riferimento. Secondo il sindacato, i lavoratori avrebbero aderito nonostante l’azienda avesse preso “l’iniziativa di dissuaderli“. Una situazione estremamente delicata che, al momento, di certo ha solo una cosa: un lavoratore senza più impiego in un momento storico in cui trovare lavoro è forse l’impresa più ardua.

Impostazioni privacy