I ristoratori sono la categoria di lavoratori che, durante questa emergenza, ha subito di più. Ecco quanti soldi perde, davvero, un locale chiuso.

Il settore della ristorazione, a causa dell’emergenza sanitaria e delle conseguenti misure restrittive, è stato quello più colpito in assoluto.
Nonostante l’introduzione di moltissime misure, come tutti i Decreti Ristori volti a sostenere questo settore, è stata calcolata una perdita, rispetto al 2019, pari a venti milardi di euro.
Anche se un locale è chiuso ha moltissime spese che deve in ogni caso pagare.
Si è calcolato infatti che l’importo medio, delle spese obbligate per un ristoratore, si aggira intorno alle cinquemila euro al mese.
Vediamo insieme, quali sono wueste obbligate.
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Tutte le spese che deve pagare un locale chiuso
La prima spesa che un ristoratore è tenuto a pagare, anche se il locale è chiuso per le restrizioni è l’affitto, il 61% degli esercenti non è proprietaria dei muri dell’esercizio commerciale e, pertanto, deve pagare un canone di locazione mensile.
L’affitto annuo incide sul fatturato di circa il 10% del fatturato. Il Governo, però, è intervenuto con il credito d’imposta per aprile, maggio, giugno, ottobre, novembre e dicembre 2020 e, pertanto, sull’intera somma versata ha riavuto indietro il 60%.
Un’altra spesa che i ristoratori hanno dovuto sostenere è quella del commercialista. Durante la pandemia, a causa dei numerosi interventi a sostegno della popolazione, i ristoratori si sono rivolti al commercialista per sbrigare numorose pratiche. E’ stato calcolato che questi servizi incidono sul 3 per cento del fatturato.
Altre spese a cui i ristoratori sono tenuti sono:
le bollette il cui importo si aggira intorno ai 500-600 euro mensili;
l’assicurazione il cui importo si aggira intorno ai 500-600 euro;
la tassa sui rifiuti (attualmente sospesa) ma costerà altri 700 euro circa;
Tutte queste spese sommate a quelle di Iva, Irpef e tasse ammonterebbbero ad una media di cinquemila euro al mese con il locale chiuso.