“Faccio il rider e la mia paga è di 3.000 euro al mese”, ma sarà tutto vero?

Dopo la storia del rider che guadagna anche 3.000 euro al mese è nata la curiosità in molti: ma quanto è alta la paga di un rider?

Riders per le strade di Torino (Fonte foto: web)

Perché tutta questa curiosità sfociata attorno ai rider? Facciamo un passo indietro, a quando a raccontare la sua storia è stato Emiliano Zappalà, ex imprenditore ed ora appunto, rider, che ha ammesso di guadagnare anche 3.000 euro al mese.

Effettivamente, come poi anche Zappalà ha ammesso, è una storia che presenta diverse incongruenze la sua, allora cerchiamo di capirci di più e capire quanto davvero può portarsi a casa un rider.

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La reale paga di un rider e le proteste

Tra le tante cose, Zappalà ha raccontato di essere un ex commercialista, ma nemmeno questo è vero (quindi figurarsi quanto commentato sul suo stipendio). Dopo diversi controlli negli albi infatti, il rider non risulta esser mai stato un libero professionista, al punto che lui stesso ha aggiustato il tiro, twittando: “Ho studiato ragioneria e sono stato tirocinante presso uno studio commerciale, senza però esercitare la professione. Sono iscritto ad Ugl Rider, con la quale ho partecipato ai tavoli negoziali per la trattativa con AssoDelivery, che ha portato alla firma del Ccnl Rider”.

E la reale paga del rider? Vi chiederete a questo punto. Iniziamo dal principio, come avviene il pagamento: i rider vengono pagati tramite partita Iva o in ritenuta d’acconto. Il sito di debunking, The Submarine, si è lanciato in un calcolo per rispondere alla nostra domanda. Ed ecco quanto da loro dichiarato: “Ipotizzando 7,50 lordi all’ora, 9 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, per arrivare ai fantomatici 4 mila euro – Parliamo di euro lordi –  bisogna lavorare quindi quasi 18 ore al giorno”. In realtà, secondo altre indagini, un rider guadagna circa 800 euro al mese, fino ad arrivare in grandi città anche a 1.200 lordi, ma lavorando ad un ritmo davvero folle. Dipente tanto anche dall’assegnazione delle consegne, da parte dell’algoritmo della piattaforma, cui fa riferimento il lavoratore.

Quella di Zappalà però risulta più di una semplice bravata. Infatti, per il racconto rilasciato dal presunto ex imprenditore, a protestare ora sono le associazioni vicine ai ciclofattorini. Tra loro, Riders Union Bologna che ha fatto sentire la sua voce: “Di rider “felici” nelle strade, soprattutto dopo la firma del contratto capestro ad opera di Ugl e Assodelivery, non ne vediamo dal momento che i compensi dal 3 novembre 2020 (entrata in vigore del nuovo contratto) sono stati tagliati dal 50% al 30% su ogni singola corsa, in tutto il settore, infatti ci stiamo organizzando per una nuova data di mobilitazione nazionale che coinvolga tutti i territori, come già è accaduto il 30 ottobre 2020″.

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