Buoni fruttiferi, attenzione: 79 mila euro in meno a causa di un timbro

I buoni fruttiferi postali sono uno strumento molto amato dagli italiani per risparmiare il proprio denaro senza costi di gestione. In alcuni casi, però, è meglio prestare attenzione.

Buoni fruttiferi postali
Fonte Facebook – Mi manda Rai Tre

I buoni fruttiferi sono uno strumento molto utilizzato dagli italiani per poter risparmiare i propri soldi all’insegna della massima sicurezza. Pur non garantendo rendimenti particolarmente elevati, infatti, sono considerati uno dei metodi di pagamento più sicuri per investire, in quanto garantiti dallo Stato italiano.

Non sono soggetti alle oscillazioni di mercato e per questo motivo quando si effettua la richiesta di rimborso viene restituito il capitale versato più gli interessi maturati. In alcuni casi, però, le cose non filano liscio come sperato. Lo sa pene una signora residente a Grisignano di Zocco che, a causa di un timbro errato, si è vista consegnare meno soldi delle sue aspettative. Entriamo nei dettagli e vediamo cosa è successo.

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Buoni fruttiferi, 79 mila euro in meno a causa di un timbro errato: cosa è successo

Buoni fruttiferi

Una signora residente a Grisignano di Zocco si era recata presso l’ufficio postale per richiedere il rimborso di ben nove buoni fruttiferi totali di categoria Q/P emessi nel corso degli anni 1987-1988-1989. La donna avrebbe dovuto percepire 167 mila euro, ma l’istituto gli riconosceva solamente 87 mila euro circa. Motivo del contendere un timbro anomalo sul retro dei buoni che a quanto pare mutavano la cosiddetta “classe di appartenenza”, finendo così per modificare le percentuali di rendimento.

La signora protagonista della vicenda, quindi, ha ben pensato di rivolgersi all’associazione Consumatori24 in modo tale da poter far valere i propri diritti. A quel punto l’associazione ha inviato una comunicazione a Poste Italiane. Dopo non aver ricevuto alcuna risposta in merito, ha deciso di presentare ricorso all’arbitro bancario finanziario di Milano. Ebbene, quest’ultimo ha affermato che la signora ha ragione e pertanto ha diritto a vedersi indennizzati i restanti 79 mila euro, inizialmente non riconosciuti dalla filiale. Una vicenda senz’ombra di dubbio alquanto insolita, ma che dimostra come sia importante prestare sempre la massima attenzione.

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