Recovery Plan, così l’Italia organizza gli stanziamenti europei

Innovazione, ricerca, occupazione, infrastrutture: il piano di Recovery deve per forza di cose andare oltre le liti in maggioranza.

Recovery plan
Foto di Capri23auto da Pixabay

Se ne è parlato talmente tanto che forse pochi si sono chiesti davvero a cosa serva. O meglio, su quali settori verranno convogliate le risorse una volta messa a punto la strategia da consegnare a Bruxelles. Se da un lato c’è la certezza che il Recovery Plan stia sconquassando quel tanto che basta la maggioranza per portare verso la crisi di governo, dall’altro c’è la questione della ripartizione. I fondi europei dovranno infatti essere distribuiti nei vari settori di intervento, utilizzando la maxi-dotazione di 222 miliardi per il cosiddetto Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Praticamente ogni settore verrà coinvolto. E il Piano dovrà andare in porto, crisi o no, per sfruttare al massimo l’aiuto dell’Europa e offrire al Paese gli strumenti giusti per la ripartenza dopo la crisi pandemica.

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Recovery Plan, così l’Italia organizza gli stanziamenti europei: priorità a scuole e verde

Ma quali saranno i settori di intervento? Innanzitutto il Green. L’auspicata “rivoluzione verde” si adegua ai dettami del Next Generation EU, per migliorare l’efficienza energetica e ridurre i tassi di inquinamento nel Paese. E a questo saranno destinate le maggiori risorse, ovvero 68,9 miliardi. In tale programma rientrano anche gli incentivi all’automotive della branca elettrica con 29,3 dei miliardi totali. Prevista anche la decarbonizzazione dell’ex Ilva.

Altri investimenti nel settore della digitalizzazione, con 46 miliardi  per le tre componenti Pa, sistema produttivo e cultura. In questo rientrano le infrastrutture digitali, con tematiche essenziali come la cybersecurity e anche la semplificazione dei procedimenti giudiziari. Ci saranno 8 miliardi per cultura e turismo, definendo la riqualificazione di borghi, parchi e anche periferie.

E ancora: 32 miliardi di risorse per le infrastrutture, 28,3 solo per ferrovie e strade. Altri 3,68 per intermodalità e logistica integrata, soprattutto per la modernizzazione e la sostenibilità dei porti. Sul tema scuola, 28,5 miliardi come stanziamento complessivo: 16,7 andranno per competenze e diritto allo studio, altri 11,7 per la ricerca all’impresa. Previsto anche l’aumento dell’offerta di asili nido e servizi per l’infanzia, oltre all’efficientamento energetico. Priorità anche al lavoro dei giovani e alle cosiddette quote rosa,

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