Restrizioni, la crisi del dopo-Feste: ecco le imprese che rischiano il crack

La crisi di maggioranza rallenta il Ristori quinquies. E per le imprese si profila un inizio 2021 non troppo diverso dalla fine del 2020.

Imprese

I Ristori tanto attesi sembrano non andare di pari passo alla logica delle restrizioni. Con ben cinque regioni italiane (Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto) pronte a passare in zona arancione a partire dalla settimana in entrata, si paventano di riflesso nuove chiusure. Dai bar alle palestre, passando per ristoranti e piscine. Ovvero, alcune delle attività che avevano subito le sorti peggiori durante la pandemia. E che in qualche modo sembrano continuare a subirle.

Su questo hanno fatto leva i rispettivi governatori, che hanno preso carta e penna e si sono rivolti all’esecutivo, chiedendo di varare nuove misure al fine di far sopravvivere il tessuto economico dei loro territori.

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Restrizioni, la crisi del dopo-Feste: fermi i ristori vecchi, incerti quelli nuovi

Ora, con le promesse di un aiuto previsto nel Decreto di Natale e con la prospettiva di un nuovo Decreto Ristori, il problema potrebbe porsi nell’immediato. In un contesto in cui, peraltro, si agisce alle soglie di una possibile crisi di governo. Con il rischio concreto di una terza ondata e misure restrittive che potranno essere prolungate a oltranza, per le imprese in questione si profila un inizio 2021 estremamente difficile.

Ancora una volta, politica ed economia si compensano, anche se col rischio concreto di farlo in una connotazione negativa. L’ombra della crisi si proietta anche sui Ristori. Il cosiddetto Decreto quinquies soprattutto, che dovrebbe in teoria garantire un supporto sostanziale alle imprese in difficoltà con ulteriori indennizzi. Misure che avrebbe dovuto riguardare anche le Partite Iva e le altre categorie di professionisti, con possibilità di rottamazione delle cartelle esattoriali.

Per arrivare a dama servirà una maggioranza compatta. Il che, del resto, in un periodo di difficoltà collettiva e sul tema chiave (quello del lavoro) dovrebbe essere un requisito minimo. Anche perché in ballo c’è anche la questione del Ristori quater: gli aiuti riconosciuti prima delle Feste, infatti, con promessa di quasi 650 milioni di euro per contributi a fondo perduto, sembrano essere ancora arrivati solo in parte. L’Agenzia delle Entrate garantisce che i sostegni sono stati elargiti ma le incognite del Ristori quinquies pesano troppo. Serve tempo alla maggioranza forse. Il problema è che la crisi non aspetta.

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