Un anno in pandemia: il 2020 del Covid-19, da Wuhan all’incertezza del futuro

Dall’esplosione dell’epidemia a Wuhan fino ai vaccini, passando per il lockdown. La pandemia da coronavirus, un anno di sofferenza e quotidianità stravolta.

Pandemia
Foto di Pete Linforth da Pixabay

E’ stato l’anno della pandemia. Perché è iniziata presto, proprio al principio dell’anno che va. Ma anche perché, di mese in mese, il Covid-19 ha fatto irruzione nella nostra quotidianità, e non solo per il lockdown. Le restrizioni, le limitazioni dei contatti sociali anche dopo la fine del regime di chiusura totale, le file per la spesa, guanti e mascherine… E’ inevitabile che il 2020 verrà ricordato come il primo, dopo un secolo, a porre l’umanità di fronte a una pandemia globale. E in una società globale.

Le prime avvisaglie arrivano in realtà già a dicembre 2019. Per gli esperti, alcuni segnali si erano visti anche a novembre ma è roba da esperti. E’ dall’inizio dell’anno che l’Italia, come gli altri Paesi, ha iniziato a fare i conti con i veri e propri risvolti della pandemia. Il primo caso nel nostro Paese, la pubblicazione (il 10 gennaio) della sequenza genetica del virus. Per finire, al 30 del mese, all’annuncio dell’Organizzazione mondiale della Sanità: emergenza sanitaria e l’inizio di un incubo.

LEGGI ANCHE >>> Covid, la pandemia abbatte le imprese: i dati horror di Confcommercio

LEGGI ANCHE >>> Post pandemia: le aziende lasceranno a casa milioni di dipendenti

Un anno in pandemia: il 2020 del Covid-19, fra lockdown e vaccini

A febbraio si cammina verso il lockdown. Per primi ci finiscono i passeggeri della Diamond Princess, nave da crociera che affronta una quarantena di due settimane. Lo stesso mese, a Codogno, viene identificato il paziente uno in Italia. E’ l’inizio di un incubo. Si arriva all’11 marzo è l’Oms dichiara che il coronavirus è diventato una pandemia: dalla Cina all’Europa, fino agli Usa e al Sud America. Il mondo si trova di fronte a un’emergenza sanitaria con pochi precedenti a memoria d’uomo. I sistemi sanitari iniziano a collassare, i ricercatori a lavorare alla messa a punto di un vaccino.

Ad Aprile, la Pasqua si festeggia in lockdown. Le terapie intensive sono ancora piene, in molti Paesi il conteggio dei morti e dei contagiati supera i livelli di guardia. In Brasile si scavano fosse comuni, nei laboratori si intuisce il ruolo del remdesivir nella riduzione della sintomatologia nei pazienti gravi. L’autorizzazione all’uso d’emergenza negli Stati Uniti arriva a maggio. I lockdown si allentano e, proprio negli Usa, esplode la protesta sociale del Black Lives Matter.

L’estate porta la prima ventata di normalità ma è solo un breve viatico per quelle imprese che la crisi economica ha colpito quasi a morte. Il Covid-19 viene indicato come una malattia in grado di ripresentarsi e lasciare effetti a lungo termine. E’ ad agosto che arriva il primo caso di reinfezione, mentre l’esasperazione della popolazione mondiale porta alla nascita delle prime teorie negazioniste. Quella seconda ondata arriva, e la porta con sé l’autunno. Nello stesso periodo, le Big Pharma testano i primi vaccini e pubblicano dossier che ne attestano l’efficacia.

A dicembre la prima autorizzazione a somministrare il vaccino Pfizer-BioNTech. E’ il Regno Unito a concederla, nei concitati giorni pre-Brexit. E sempre in Gran Bretagna, viene fuori la cosiddetta “variante inglese”. Che non influirebbe sui vaccini a ogni modo. Quello che sperano tutti all’alba di un 2021 che porta più incertezze che buoni propositi. Ma che, allo stesso tempo, non nega la speranza di un anno migliore.

Impostazioni privacy