Roberto Colombo, ex dipendente dell’ Agenzia delle Entrate di Como, ormai considerata Tangentopoli del Fisco, ha confessato come avvenivano gli scambi di mazzette.
All’Agenzia delle entrate di Como, dopo anni e anni di corruzione, è stata scoperta una vera e propria tangentopoli del fisco che ha messo nei gua non meno di 60 persone tra funzionari pubblici, commercialisti, imprenditori disposti a oliare la macchina delle tangenti pur di risparmiare sulle tasse.
Roberto Colombo, ex dipendente dell’ Agenzia delle Entrate di viale Cavallotti, attualmente in caercera, nella confessione resa nanti al Pubblico Ministero, Dott. Pasquale Addesso, racconta come funzionava lo scambio di mazzette.
Quello che ha lasciato tutti senza parole, ivi compreso il Pubblico Ministero e il nucleo di polizia finanziaria di Como è che il sistema era talmente consolidato che ormai nessuno si preoccupava di farne mistero con altri.
Colombo, infatti, confessa di non essere stato il solo a far parte di questo meccanismo di tangenti ma che era a conoscenza di almeno altri tre colleghi.
Ma quel’era il modus operandi?
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Tangentopoli del Fisco: come avveniva lo scambio di mazzette all’Agenzia delle Entrate?
Colombo operava insieme ad un suo collega, Stefano La Verde, e insieme all’ex direttore dell’Agenzia delle entrate di Como, Roberto Leoni, grande protagonista dell’inchiesta sulla tangentopoli del fisco.
Colombo racconta così il loro modus operandi: «Io e La Verde eravamo amici ed entrambi eravamo a conoscenza delle dazioni che ricevevamo dai professionisti. Per tale ragione sapevamo che l’uno poteva contare sull’altro».
In sostanza, Stefano La Verde dava una mano per i contenziosi mentre Colombo si occupa degli accertamenti d’imposta di registro, in modo da poter assecondare le richieste dei professionisti che ci remuneravano.
Patrik Orlando era una figura chiava in quanto aiutava Colombo per le dichiarazioni di voluntary disclosure per conto dei clienti di un commercialista.
«Per quattro pratiche abbiamo ricevuto complessivamente 4mila euro», confessa Colombo.
Vincenzo Ferraro, è un altro collega nonché complice di Colombo, talmente disinvolto da consegnare il compenso al collega direttamente all’interno dell’Agenzia delle entrate.