Automotive, Biden strizza l’occhio al mercato elettrico

Joe Biden pronto a riallacciare il filone democratico interrotto con l’ultimo mandato Obama. E sul green è già sfida alla Cina.

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Nuova Casa Bianca, nuova impostazione politica. E non solo perché con Joe Biden si riprenderà il filone democratico interrotto con l’ultimo mandato di Barack Obama. L’ex vicepresidente è pronto a riprendere il discorso anche in merito alle politiche green che, sotto l’amministrazione Trump, hanno riscosso ben poco successo. Basti pensare che il Tycoon è stato fra i personaggi più criticati dall’attivista Greta Thunberg, con tanto di storica fulminata con lo sguardo in occasione di un incontro-lampo.

Ma al di là dei meme, pur di una certa rilevanza mediatica in tempi moderni, la questione si sposta su un raggio molto più ampio. Da un lato perché di mezzo c’è una politica condivisa che all’energia sostenibile guarda con sempre maggior attenzione; dall’altra, il recupero di partnership sgonfiate negli ultimi quattro anni.

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Automotive, Biden strizza l’occhio al mercato elettrico: è già sfida alla Cina

L’agenda di Joe Biden al green sembra tenere molto. E proprio lo sviluppo sostenibile dovrebbe rientrare fra i capisaldi della nuova relazione con l’Europa. Inoltre, fra i principali campi di investimento, sembra ottenere particolare rilevanza il settore dell’automotive declinato all’elettrico. Merito anche dei buoni risultati ottenuti da Tesla ma soprattutto, l’obiettivo è far quadrare gli Stati Uniti su un ambito che, tolte alcune sporadiche imposizioni sul mercato (come Tesla appunto), non gode ancora di grande appeal.

Ragionando in termini numerici, Biden ha già fatto sapere di non essere restio all’idea di tagliare le tasse (anche del 10%) a quelle imprese che si adegueranno agli standard sostenibili, nello specifico producendo componenti di automobili elettriche all’interno deli Usa. Anche perché, a ben vedere, anche il controllo del mercato dell’automotive elettrico rientra in una sfida dai fondamentali connotati geopolitici. Nello specifico, quella a distanza con la Cina, che detiene il primato sula catena di distribuzione.

Altro punto focale, la possibilità di trasferire la politica di estrazione mineraria sul territorio statunitense. Un’ipotesi già accarezzata in passato ma che, se la posta in gioco dovesse essere lo strappo nella volata col Dragone, potrebbe acquistare punti in un lasso di tempo piuttosto breve.

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