Vaccini anti-Covid: l’appello di papa Francesco

Papa Francesco fa sentire la sua voce da Città del Vaticano: la richiesta è ai capi di governo, urge la distribuzione del vaccino

Vaccini anti-Covid: l'appello di papa Francesco
Papa Francesco (Fonte foto: web)

Ha parlato nel giorno del suo compleanno, papa Francesco, interessandosi alle migliaia di cittadini, credenti e non, del mondo.

L’appello è ai capi di Stato, il vaccino deve essere distribuito in fretta ed in gran dose, in modo da poter mettere fine quanto prima possibile, all’epidemia Covid.

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La richiesta del papa ai capi di governo

Francesco, sempre vicino fisicamente ed idealmente al popolo, e per questo molto amato, ha scritto una lunga lettera enunciata oggi, per chiedere di mettere fine a questo periodo. Ora che i vaccini esistono, le responsabilità stanno a chi deve distribuirli.

Così, papa Bergoglio: “Penso anzitutto a coloro che hanno perso un familiare o una persona cara, ma anche a quanti sono rimasti senza lavoro. Un ricordo speciale va ai medici, agli infermieri, ai farmacisti, ai ricercatori, ai volontari, ai cappellani e al personale di ospedali e centri sanitari, che si sono prodigati e continuano a farlo, con grandi fatiche e sacrifici, al punto che alcuni di loro sono morti nel tentativo di essere accanto ai malati, di alleviarne le sofferenze o salvarne la vita. Nel rendere omaggio a queste persone, rinnovo l’appello ai responsabili politici e al settore privato affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione”.

Ma la lettera non è finita, e conclude così, il papa: “Va richiamato il rispetto del diritto umanitario, soprattutto in questa fase in cui conflitti e guerre si susseguono senza interruzione. Purtroppo molte regioni e comunità hanno smesso di ricordare un tempo in cui vivevano in pace e sicurezza. Numerose città sono diventate come epicentri dell’insicurezza: i loro abitanti lottano per mantenere i loro ritmi normali, perché vengono attaccati e bombardati indiscriminatamente da esplosivi, artiglieria e armi leggere. I bambini non possono studiare. Uomini e donne non possono lavorare per mantenere le famiglie. La carestia attecchisce dove un tempo era sconosciuta”.

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