Punti neri, il riflesso inconscio: perché ci piace schiacciarli

Schiacciare brufoli e punti neri dà soddisfazione inconscia a molte persone. E altrettanto fastidio a chi subisce…

 

Il senso di soddisfazione o di autocompiacimento sono davvero frutto di impulsi cerebrali? E perché si connettono direttamente ad atteggiamenti e abitudini?

Punti neri schiacciamento
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La risposta, chiaramente, non può essere fornita in modo univoco. Anche perché, molto spesso, quelle “pratiche” più o meno quotidiane in grado di regalarci una sorta di piacere inconscio raramente sono comuni a tutti. Alcune di queste, però, possono convergere tra le persone, anche se apparentemente legate a gesti (e addirittura vizi) tutt’altro che edificanti. Ad esempio, l’abitudine di schiacciare brufoli, bollicine e punti neri sulla pelle di altre persone (molto spesso il proprio partner) è gettonata da molte più persone di quante ci si aspetterebbe. Un piccolo dolore, breve ma piuttosto intenso, associato a una pratica estremamente fastidiosa da chi lo subisce. Di rimando, un vizio quasi irrinunciabile per chi lo pratica, rutto di un “piacere” decisamente fuori canone.

Uno studio pubblicato dalla rivista “The Journal of Clinical Psychiatry” ha preso in esame proprio tale impulso, ribadendone in qualche modo la diffusione su scala globale. E il risultato, in modo forse non troppo sorprendente, è stato emblematico. Addirittura oltre 18 milioni di persone hanno questa abitudine (con minimo altrettante a subirne le conseguenze) e, in modo piuttosto comune tra loro, l’hanno sviluppata già in adolescenza, portandosela dietro sino all’età adulta. Punti neri, brufoli e altre escoriazioni cutanee: tutto gioca a favore del proprio vizio. Un piacere inconscio che i ricercatori hanno tentato di spiegare nel modo più logico possibile.

Brufoli e punti neri, schiacciarli è un piacere (per chi lo fa): ecco perché

Diciotto milioni di persone è un numero tutt’altro che banale. Ma la portata del fenomeno può essere letta anche attraverso altri elementi e chiavi di lettura. Ad esempio, i tanti annunci sul web relativi agli strumenti utili per lo schiacciamento. Oppure le numerose visualizzazioni dei filmati inerenti le procedure che ne mostrano lo svuotamento perfetto. Informazioni che si sposano alla perfezione con quello che, a detta degli studiosi, altro non è che un’abitudine ma tanto reiterata da essere attenzionata, già da qualche secolo, dalla scienza medica. Persino nell’Ottocento sono stati effettuati i primi approcci all’atto di rimozione delle eruzioni cutanee divenuto compulsivo in alcuni individui.

A ogni modo, secondo quanto emerso dalla recente indagine, tale comportamento viene visto, in più di una circostanza, come una sorta di impulso irrefrenabile, da soddisfare in ottemperanza a pensieri ricorrenti. Addirittura, alcuni individui possono figurare come eri e propri compulsivi (secondo il DSM V), qualora abbiano tentato di reprimere l’impulso senza riuscirvi. Secondo la psichiatra e dermatologa newyorkese Amy Wechsler, in buona parte dei pazienti tale abitudine viene “coltivata” come modalità di rilassamento. Altri ancora schiacciano punti neri e brufoli per noia o come rimedio per l’ansia. E, secondo gli psichiatri, il gesto innescherebbe una sorta di procedura psicologica, secondo la quale l’individuo punta, tramite l’atto, a rimuovere un’impurità. Cutanea, certo, ma in qualche modo simboleggiante il proprio vissuto.

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