Riforma del lavoro: per chi ha il contratto a termine nulla sarà più come prima

La riforma del lavoro interesserà circa tre milioni di persone che, attualmente, hanno i contratti a termine: c’è un grande cambiamento all’orizzonte. 

Sono previste delle importanti modifiche che arriveranno con l’approvazione del decreto lavoro atteso per il 1° maggio. Le novità interesseranno soprattutto i lavoratori a termine, che attualmente sono circa 3 milioni.

riforma del lavoro
Canva – conto corrente

La platea di lavoratori interessata è piuttosto ampia. In base ai dati raccolti su 3,59 milioni di contratti a termine attualmente in corso, sono 2,99 quelli che hanno una durata fino a 12 mesi. Per quest’ultima tipologia di contratti è previsto l’obbligo di inserire una causale, ovvero la motivazione che giustifica il ricorso al lavoro a tempo determinato.

La riforma del lavoro che potrebbe essere introdotta con il decreto legge dell’1 maggio 2023 interesserà soprattutto questa categoria di lavoratori con contratto a termine. In particolare, il provvedimento del 1 maggio riscriverà di nuovo la disciplina relativa alle causali.

Riforma del lavoro ancora ai box: diamo un’occhiata alla bozza

La riforma del lavoro per il momento è ancora ai box. Ma le modifiche saranno introdotte con il decreto lavoro previsto il primo maggio, proprio in occasione della festa dei lavoratori. Solo allora sapremo con certezza quali sono le novità introdotte.

Nel frattempo, però, possiamo dare un’occhiata alla bozza per scoprire che il governo mette la mano principalmente ai contratti collettivi, sia nazionali che territoriali e aziendali.

Inoltre, ci saranno importanti novità relative ai contratti a termine. In particolare, si deciderà che solo in assenza di una disciplina nella contrattazione collettiva sarà data la possibilità ai datori di lavoro di individuare le cause di natura tecnica, organizzativa e produttiva che definiscono il ricorso al lavoro a termine.

Tuttavia, sarà compito dell’azienda farà approvare le causali dalle commissioni di certificazione. Queste saranno costituite presso gli enti bilaterali, le direzioni provinciali del lavoro, le Università e così via. Queste nuove disposizioni, però, rappresentano un modo per superare le causali stabilite dal decreto Dignità.

Mentre, per quanto riguarda la procedura per il ricorso alle commissioni di certificazione, Luca De Compadri, componente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, ha specificato che: “Si tratta di una procedura che serve a identificare il singolo contratto a termine bollinandolo tramite apposita certificazione i cui costi sono contenuti e limitati ai diritti di segreteria”.

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