Sulla detrazione delle spese mediche, l’Agenzia delle Entrate ha prodotto un importante chiarimento normativo nel mese di Febbraio 2023. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta
Tutti i contribuenti italiani hanno diritto a usufruire di una detrazione d’imposta per qualunque tipo di spesa medica si ritrovino ad affrontare nella vita.
Nello specifico, l’agevolazione è pari al 19 per cento di sconto sull’importo complessivo, ma soltanto nel momento in cui si supera una franchigia fissata a 129,11 euro.
Spese mediche, attenzione alla franchigia: come funziona
Questo significa che quando si richiede la detrazione, il richiedente è tenuto a effettuare una somma delle spese mediche complessive che ha affrontato. Sottraendo però i 129,11 euro di franchigia. Si comprende dunque come, fino a quella cifra, non è possibile essere supportati economicamente dallo stato. Tra le varie spese mediche che rientrano nella detrazione, sono comprese anche quelle previste da contratti assicurativi stipulati dal contribuente.
Per comprendere meglio come funziona questa agevolazione, bisogna consultare l’articolo 15 del Tuir, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi. La prima cosa da fare per accedere a questa detrazione, è quella di indicare tutte le spese mediche sostenute in sede di dichiarazione dei redditi. È infatti necessario che venga tutto documentato in modo accurato. I vari giustificativi delle spese che andranno detratte, devono poi essere conservate dal contribuente. All’Agenzia delle Entrate viene dato il mandato di condurre degli accertamenti in merito, fino al 31 Dicembre del quinto anno successivo all’ottenimento della detrazione.
Quali documenti vanno presentati nella dichiarazione dei redditi?
Ma quali sono nello specifico i documenti che vanno presentati in dichiarazione dei redditi per giustificare le spese mediche sostenute? Lo stato in tal senso considera come unici documenti rilevanti, quelli relativi alla fattura sulla prestazione medica, ricevute fiscali e scontrini. Nella detrazione al 19 per cento delle spese mediche, sono comprese anche quelle sostenute per i familiari a carico. A patto però che si tratti di patologie che danno diritto all’esenzione dal ticket sanitario, nei termini previsti dalla legge.
Ma quand’è che in questo caso un familiare viene considerato a carico a fini dell’agevolazione? Può essere considerato “a carico” il componente del nucleo familiare che ha un reddito annuo inferiore a 2.840 euro. Una cifra che oltretutto va intesa al lordo degli interessi deducibili fiscalmente. La soglia si alza leggermente nel caso in cui vi siano figli all’interno del nucleo familiare con età fino a 24 anni.
In ultimo, è possibile detrarre anche spese mediche di un familiare che purtroppo non è più in vita. Questo però vale nel caso in cui gli eredi, alla sua morte, si siano ritrovati a dover continuare a pagare le fatture relative alle cure per la malattia. Nel caso in cui a pagare le spese mediche siano stati più eredi, la detrazione andrà ad ognuno di loro, in relazione alla quota di spesa che hanno dovuto affrontare.
Spese mediche, la risposta dell’Agenzia delle Entrate a un contribuente
Nelle ultime settimane, proprio riguardo le detrazione fiscale sulle spese mediche, è uscita un’importante comunicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Nello specifico, stiamo parlando della risposta all’interpello numero 192, uscita il 6 febbraio 2023. All’Ade si stava chiedendo in quel momento una delucidazione su un caso ben preciso. Un contribuente ha infatti scritto all’ente, spiegando come il marito, nell’anno 2020, si fosse ritrovato a dover sostenere delle spese mediche per un intervento di chirurgia. Avendo diritto alla detrazione, i coniugi avevano scelto di ripartire l’agevolazione in quattro quote annuali di importo eguale. Con la prima rata che sarebbe scattata in automatico in sede di dichiarazione dei redditi 2021.
In caso di decesso dell’avente diritto, la fruizione della detrazione può avvenire soltanto in un’unica soluzione
Nel frattempo però, la persona in questione è purtroppo deceduta. E di qui la richiesta della vedova all’Ade.
La donna infatti ha interpellato l’ente per chiedere se fosse possibile a quel punto, trasferire agli eredi le detrazioni fiscali di cui il marito purtroppo non ha potuto godere. E il chiarimento dell’Ade non è tardato ad arrivare. Agli eredi resta il diritto di poter godere della detrazione fiscale, ma non potranno invece beneficiare della ripartizione in quattro quote annuali. E questo significa che gli viene concesso usufruire dell’agevolazione, potendola però ritirare soltanto in un’unica soluzione. E questo d’altronde, è quanto previsto dall’articolo 16bis, comma 8, del Tuir: “in caso di decesso dell’avente diritto, la fruizione del beneficio fiscale si trasmette, per intero, esclusivamente all’erede che conservi la detenzione materiale e diretta del bene”