Naspi, i contributi figurativi aiutano a raggiungere la pensione? La risposta della Cassazione

Naspi, è uscita lo scorso anno una sentenza molto importante che ha chiarito un aspetto molto importante sui contributi figurativi. Vediamo nel dettaglio la sentenza. 

Lo stato italiano consente a tutti le persone che hanno perso un lavoro sottoscritto con un regolare contratto, di poter accedere all’indennità di disoccupazione. Si tratta di un fondo gestito dall’INPS chiamato Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego

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ContoCorrente

Lo scopo della Naspi è quello di fornire un valido supporto economico al lavoratore subordinato che ha appena interrotto la sua esperienza professionale, per metterlo nelle migliori condizioni possibili per ricollocarsi nel mondo del lavoro, garantendogli un’entrata fissa mensile. 

L’importo dell’indennità di disoccupazione viene calcolato in relazione al reddito che il lavoratore subordinato ha dichiarato nei quattro anni precedenti. La disoccupazione viene corrisposta, nel momento in cui la domanda viene accettata, per un numero di settimane pari alla metà delle settimane totali di contribuzione. il riferimento anche in questo caso è agli ultimi quattro anni di vita professionale del dipendente.

Naspi, in alcuni casi l’importo può aumentare: ecco quando

Ci sono poi delle eccezioni che possono fare aumentare l’importo mensile. Questo ad esempio è il caso di chi ha dichiarato un reddito percepito inferiore agli importi minimi della Naspi stabiliti per legge. In questo caso l’importo sarà pari al 75 per cento dell’importo di riferimento annuale, a cui va sommato un 25 per cento, generato dalla differenza tra questo importo e la retribuzione media mensile. Passati i primi 91 giorni dall’erogazione della Naspi, l’importo andrà a ridursi del 3 per cento per ogni mese. Tutti i periodi di fruizione dell’indennità di disoccupazione sono coperti da contributi figurativi. Questi vengono oltretutto accreditati in automatico, senza che siano previsti ulteriori obblighi per il lavoratore subordinato. 

I contributi figurativi maturati con la disoccupazione servono al raggiungimento della pensione?

Ma si tratta di contributi che risultano utili ai fini dei requisiti previsti per la pensione? Questa è la domanda che si fanno in molti a cui oggi cercheremo di dare risposta con questo articolo. Anche perché lo scorso anno, è uscita una sentenza molto importante in merito. La cassazione ha infatti chiarito in modo risolutivo la questione, analizzando il caso di un contribuente a cui era stata rifiutata la pensione di anzianità. Il richiedente aveva infatti cercato di far valere anche i contributi figurativi maturato dalla Naspi, per il raggiungimento dei requisiti contributivi per la pensione di anzianità. 

E così la Cassazione, con la sentenza del 13 Ottobre 2022, ha stabilito un principio incontrovertibile. Ai fini del raggiungimento dei requisiti pensionistici, contano soltanto i contributi effettivi maturati. Ed è dunque necessario che i contributi presentati per la domanda, sia da intendersi come contributi effettivi derivanti dall’attività professionale. E non possono dunque in tal senso essere utilizzati contributi figurativi, come quelli accreditati dal lavoratore dalla Naspi. Ed è questo il motivo per cui il ricorso del pensionato è stato bocciato. 

Naspi, cosa ha stabilito un’altra importante sentenza del 2023

Quest’anno invece, nel 2023, è uscita un’altra importantissima sentenza che ha chiarito un ulteriore aspetto che coinvolge la Naspi. La Corte Costituzionale si è infatti trovata il ricorso di un lavoratore che aveva ricevuto dall’INPS, la richiesta di riavere indietro gli importi della Naspi in quanto non dovuti. La somma totale era di circa 2mila, erogati tra il 2004 e il 2005. 

E anche in questo caso è stata data ragione all’INPS e non al ricorrente. La corte costituzionale ha infatti stabilito che in caso di erogazione erronea, pur avendo l’INPS la colpa, e riconoscendo la buone fede del percipiente, la somma va sempre e comunque restituita. Anche se naturalmente, per le modalità di risarcimenti, va necessariamente tenuto conto dello stato reddituale e patrimoniale del risarcente. E questo significa che comunque l’INPS deve concedere la possibilità di rateizzare e diluire il pagamento. 

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