Buoni fruttiferi, quanto investire per guadagnarci? Ecco il segreto

I Buoni fruttiferi rappresentano un buon viatico contro la stagnazione. E, di conseguenza, contro gli effetti dell’inflazione.

Nonostante facciano parte degli strumenti più gettonati fra quelli offerti da Poste, alcuni meccanismi dei Buoni fruttiferi risultano tuttora poco chiari anche a chi li utilizza.

Buoni fruttiferi
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Il momento sembra tutto sommato propizio. I rendimenti offerti a ora superano il 3% tanto per i buoni sul medio-lungo periodo quanto su quelli a breve termine. Il che, a parità di condizioni, offre una prospettiva piuttosto interessante per guadagni a stretto giro. Il punto, semmai, è capire se esiste un limite di investimento che possa di per sé garantire un riscontro positivo. In questa fase, riuscire a ottenere un rendimento importante a fronte di un investimento tutto sommato contenuto potrebbe rappresentare una soluzione interessante anche per i meno avvezzi agli investimenti. Anche se i Buoni fruttiferi, in realtà, sono strumenti piuttosto comuni fra i risparmiatori, la prospettiva di trovarsi di fronte a un rendimento pari a 3,25% in appena 3 anni potrebbe allargare ulteriormente il fronte di fruizione.

Chiaramente, l’investimento in uno strumento come i Buoni fruttiferi è un’opzione preferibile alla giacenza prolungata di una certa somma sul conto corrente. Il motivo è abbastanza evidente: tenere somme superiori ai 5 mila euro sul conto produce un costo relativo all’imposta di bollo, contribuendo inoltre ad accrescere il rischio di una stagnazione del denaro, con ripercussioni sul sistema finanziario. Le banche stesse suggeriscono di muovere il denaro anziché farlo “giacere” senza utilizzarlo, scoraggiando quindi un’ottica di risparmio che equivale a conservazione dei propri soldi. Soluzione che, peraltro, finirebbe per costare più di quanto non ci si aspetterebbe.

Buoni fruttiferi, rendimento sicuro: ecco la somma giusta da investire

In un momento storico di inflazione, il reale valore dei risparmi depositati sul conto corrente non è sufficiente a fare la differenza. Il che, chiaramente, andrebbe a influire negativamente sulla capacità della forza economica dei risparmiatori di far fronte all’aumento dei costi. Aver accumulato una somma e lasciarla in giacenza, sia su un conto corrente che su un eventuale Libretto postale di mera conservazione, significherebbe perdere progressivamente la sua efficacia. Ad esempio, su un accumulo di 5 mila euro, i Buoni fruttiferi postali potrebbero rappresentare una buona via per produrre denaro anziché svilirne la rilevanza finanziaria. Anche nell’ottica di una scadenza a breve termine. Il sito di Poste Italiane mette a disposizione un sistema di simulazione, che permetterà di determinare con buona approssimazione il rimborso al termine della scadenza. Chiaramente sulla base del tasso di rendimento.

Il sistema, inoltre, permetterà di comparare due diversi Buoni fruttiferi per capire quale, realmente, sia la somma giusta da investire. Il quadro complessivo consente di sottoscrivere cinque diversi Bfp, dal 3×2, il più comune, fino ai Buoni a 4 anni. Nel primo caso, il massimo dell’estensione toccherà i sei anni di rendimento, con interessi riconosciuti solo a partire dal primo triennio. Il rendimento effettivo sarà all’1,25% dopo i primi tre anni e del  2% dopo 6. In pratica, a fronte di un investimento di 5 mila euro, alla scadenza se ne incasseranno 5.551,96. L’importo corrisponde alla somma inserita comprensiva degli interessi previsti, al netto però della ritenuta fiscale sugli interessi. Inoltre, nel calcolo non verrà inserita l’imposta di bollo, prevista dalla normativa riguardante i Bfp.

Interessante la prospettiva anche per i Buoni a 4 anni, denominati Risparmio Semplice. Ovvero, relativi a investimenti fino a 4 anni con sottoscrizione periodica e automatica. Per tali buoni, il valore di rimborso alla scadenza sarà garantito solo al raggiungimento delle 24 sottoscrizioni periodiche. Alla scadenza, il rendimento sarà di 5.454,18 euro.

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