Assegni falsi, una sentenza cambia tutto: ecco quando si viene risarciti

Assegni falsi, una sentenza dello scorso anno dell’ABF ha chiarito in quali casi si può essere risarciti. Vediamo nel dettaglio.

Cosa succede quando qualcuno falsifica un nostro assegno, e riesce a incassare la somma in una filiale bancaria? Sembra una possibilità remota, ma non è affatto così. 

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ContoCorrente

Lo scorso anno nel mese di Novembre l’arbitro bancario finanziario ha emesso una nuova sentenza che chiarisce limiti e responsabilità degli istituti di credito a riguardo. Un contenzioso nato in seguito al ricorso di un privato cittadino vittima di una truffa. L’uomo infatti, aveva deciso di procedere per via legali, dopo aver fatto una desolante scoperta. Un suo dipendente, in quanto il ricorrente è titolare di un’impresa individuale, infatti aveva falsificato un assegno riscuotendo l’incasso nella filiale bancaria di Busto Arsizio. 

Assegni falsi, i motivi che hanno portato l’imprenditore a presentare ricorso

E così, dopo uno dei classici controlli che un po tutti i cittadini fanno sul loro conto corrente, l’uomo si era accorto di un addebito di 5 mila euro arrivato dalla sua banca. A quel punto, ci ha messo poco a scoprire che la somma era stata prelevata e autorizzata da una delle filiali del suo istituto di credito di riferimento.

E da qui la decisione di presentare querela in data 25 Ottobre del 2021. L’uomo infatti a quel punto ha preteso di essere risarcito, in virtù del fatto che i regolamenti bancari su l’incasso di assegni ordinario, non avrebbero in realtà consentito il pagamento effettuato dalla filiale di Busto Arsizio. Per questo come si può leggere nella querela “Si chiede la restituzione di € 5.000,00, stante la condotta gravemente negligente della Banca negoziatrice del titolo contraffatto. Trattasi di azione risarcitoria volta a far valere le responsabilità della Banca per comportamento inadempiente e colposo tenuto al momento del pagamento del titolo contraffatto”

Sotto gli 8mila euro, i controlli per la falsificazione degli assegni sono meno accurati

Ma era davvero colpa della banca? Vediamo cosa ha stabilito l’arbitro in merito. la prima cosa da capire è che sotto la cifra di 8mila euro, gli istituti di credito non sono chiamati ad effettuare particolari controlli. Al fine di validare il pagamento elettronico di un assegno da incassare in filiale, occorre semplicemente trasmettere l’immagine del titolo alla banca di riferimento. Naturalmente, la banca ha il compito di controllare che l’assegno non sia falsificato. Ma può essere indagata in tal senso e punita, solo nel caso si riscontrino gravi anomalie visibili a occhio nudo. Si segue infatti in questo caso il principio giuridico dell’ictu oculi. 

Ovvero, la banca può essere ritenuta responsabile soltanto nel caso in cui la contraffazione risulti facilmente riscontrabile ad un’analisi a occhio nudo. E l’arbitro finanziario, in questa specifica diatriba legale, ha stabilito che non si potevano in tal senso ravvisare colpe della banca trattaria. E che non erano emerse in tal senso anomalie tali da far sospettare della buona fede della banca. 

Assegni falsi, ecco perchè la filiale di Busto Arsizio è stata ritenuta colpevole

Il discorso però è molto diverso per quanto riguarda il comportamento dell’ intermediario di Busto Arsizio. Secondo Abf infatti, l’intermediario aveva invece gli strumenti per accorgersi che la firma posta in calce all’assegno fosse falsa. Si legge nella decisione: << Pertanto, all’intermediario deve certamente, essere imputata la responsabilità per il danno subito dal ricorrente>>.

Per cui la banca trattaria non ha responsabilità, mentre l’intermediario trattario si. Anche perché, come viene spiegato nella decisione, le procedure agevolate come il controllo, sotto gli 8mila euro, non possono giustificare in alcun modo il comportamento dell’intermediario. Che per legge, deve fare tutto il possibile per verificare l’originalità dell’assegno. 

Ricorso accolto, cosa ha stabilito l’Abf sul risarcimento

Su questa motivazione, il Collegio dell’Abf ha dunque accolto il ricorso dell’imprenditore. L’intermediario è stato dunque condannato a risarcire il ricorrente della cifra sottratta. A questo sono state poi aggiunte anche le spese procedurali per il ricorso, per un totale di 220 euro.  I cittadini dunque possono stare tranquilli, quantomeno da un punto di vista legale. Non è così facile falsificare un assegno, derubare il correntista, e farla franca. Al contempo però, questa vicenda dimostra che questo genere di truffe possono purtroppo capitare, E occorre dunque sempre prestare la massima attenzione sia agli assegni che vengono emessi e girati a terzi, perché può passare del tempo, in caso di truffa, per riavere indietro i propri soldi. 

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